334_AGENZIA RICCARDO FINZI... PRATICAMENTE DETECTIVE .Italia, 1979. Regia di Bruno Corbucci.
Esempio atipico per il cinema italiano, Agenzia Riccardo Finzi… praticamente detective è un film buono che
avrebbe potuto anche essere ottimo, se non fosse per qualche sciatteria di troppo,
imputabile probabilmente a Bruno Corbucci, regista di mestiere ma troppo andante.
Perché alla base del film c’è l’interessante romanzo Agenzia Investigativa Riccardo Finzi di Luciano Secchi, che altri
non è che lo sceneggiatore di fumetti Max Bunker (Alan Ford, Kriminal, Satanik); e, per una volta, pare che lo
stesso Secchi sia stato coinvolto nel trattamento della sceneggiatura, opera di
Corbucci e Mario Amendola. In questo modo si è evitato di stravolgere troppo il
soggetto all’origine, il che non è di per se un male, ma spesso queste
operazioni sono talmente superficiali che finiscono per perdere di vista quei
motivi che rendevano il testo d’ispirazione interessante. Non è questo il caso,
perché Agenzia Riccardo Finzi…
praticamente detective interessante lo è comunque per come prova ad
imbastire, in una Milano di fine anni settanta, una trama gialla con tutti i
crismi, pur se con un tenore tipicamente da commedia. Luciano Secchi, con lo
pseudonimo di Max Bunker, aveva già indovinato qualcosa di simile con il suo Alan Ford, dove lo scalcinato Gruppo T.N.T. era una sorta di agenzia
di spionaggio le cui storie erano raccontate in un tono sarcastico ed
umoristico. Nel film avviene un’operazione tutto sommato simile, in cui Milano
in luogo di New York, giustifica una linea narrativa in tono ancora minore, con
la pur intrigante trama gialla alla Ellery Queen (citato da un poster in camera
di Riccardo) al posto delle spesso mirabolanti imprese di Alan Ford e company.
La
vena nonsense di Secchi è però perfettamente ambientata nel capoluogo meneghino
e, nel film, si avvale di un autentico asso nella manica: Renato Pozzetto nei
panni del protagonista. Il Riccardo Finzi cinematografico si plasma così sulle
caratteristiche del comico lombardo, che non si snatura praticamente neanche un
po’, recitando in sostanza nell’unico modo che conosce. Ma la cosa è comunque
funzionale, e fin qui il film va alla grande; bene anche parte del cast,
perlomeno Enzo Cannavale nei panni di Ciammarica,
che sembra un vero personaggio dei fumetti di Max Bunker, come pure il
commissario Salimbeni, interpretato da Elio Zamuto, che cita continuamente
proverbi e modi di dire.
Se la cava anche Silvano Tranquilli, mentre il
comparto femminile si distingue per la notevole presenza scenica, sebbene non
supportata dalla vena recitativa: Olga Karlatos, Lory Del Santo e Simona
Mariani sono certamente bellissime, ma loro avvenenza non basta a salvare la
loro prestazione. Se a questa debacle (le ragazze sono comunque spesso al
centro della scena) uniamo la regia claudicante di Corbucci e le musichette un
filino troppo insulse dei fratelli De Angelis, il risultato finale è molto
inferiore alle potenzialità. In ogni caso, nonostante il rammarico rimanga
comunque forte, il lungometraggio è certamente apprezzabile, soprattutto
rispetto al cinema leggero di casa
nostra del periodo.
Olga Karlatos
Simona Mariani
Lory Del Santo
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