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lunedì 18 giugno 2018

HOSTILES - OSTILI

164_HOSTILES - OSTILI (Hostiles). Stati Uniti, 2017;  Regia di Scott Cooper.

Prima del finale di Hostiles- Ostili, con la scena della stazione del treno e i tre personaggi sopravvissuti (il capitano Blocker/Christian Bale, la signora Quaid/Rosamund Pike e il piccolo Little Bear/Xavier Horsechief), che prova un timidissimo happy ending, c’è la magistrale sequenza che sancisce l’importanza del lungometraggio di Scott Cooper. L’eterogeneo gruppo (composto da soldati e indiani cheyenne, da uomini e donne e anche un bambino) ha appena seppellito il vecchio Falco Giallo (il mitico Wes Studi) nei suoi antichi territori quando sopraggiungono con piglio bellicoso gli attuali proprietari terrieri, ovviamente bianchi. Fino a questo momento il film si poteva iscrivere tranquillamente nel solco di quei western che, al netto della violenza da una parte e dall’altra, vedeva sempre nel finale una sorta di riconciliazione con i nativi con annessa ammissione di una ragione di fondo degli indiani. Se i pellerossa erano stati piegati con l’uso smodato della forza e senza alcuna pietà, il fatto di riconoscere in questo un errore veicolava in modo intrinseco i valori pacifisti, di rispetto dell’altro, di comprensione reciproca, di integrazione. Discorsi certamente condivisibili ma, di questi tempi viene spontaneo il dubbio, forse inerenti a periodi e ambienti prosperi, floridi e inclini alla pacifica convivenza ben più del selvaggio west, dove, al contrario, l’assenza della Legge portava alla luce il lato oscuro di troppi suoi abitanti. Il west era un ambiente ostile, come esattamente lascia intendere anche il titolo del film di Cooper; un po’ come i giorni nostri, se vogliamo. O, meglio, per come li percepiamo, almeno stando a quanto si sente in giro. 

Comunque, il capitano Blocker, un vero ammazzaindiani, è fortemente ostile ai nativi, i comanche lo sono ai coloni, i cheyenne ai comanche, i coloni del Montana a chiunque entri nel loro territorio, insomma: tutti contro tutti. New Mexico, 1892: il capitano della nostra storia è incaricato dal suo comandante (per via di un ordine scritto addirittura dal Presidente degli Stati Uniti) di scortare Falco Giallo, ormai vecchio e gravemente malato, a morire nei suoi antichi territori, nel Montana. Lungo la strada i viaggiatori si imbattono nella signora Quaid, a cui i comanche hanno sterminato la famiglia; da li in poi, una serie di vicissitudini porterà Blocker a rivedere la sua idea su Falco Giallo valutandolo, al netto dei pregiudizi, come un vecchio combattente, forse anche prossimo alla morte, ma assolutamente meritevole di onore e rispetto. E fin qui, si diceva, niente di nuovo; la violenza non è la risposta, e neppure l’odio, questo lo abbiamo capito già da un pezzo, e proprio guardando tanti altri western, che di questi temi sono sempre stati intrisi.
Ma poi arriva la penultima scena di Hostiles, con i coloni del Montana decisi, a suon di fucilate, a scacciare gli intrusi, chiunque essi siano.


Questi uomini portano avanti le loro ragioni convinti di farlo in punta di diritto: la terra è loro, questa è l’unica cosa che conta. Non che di fronte abbiano un capitano dell’esercito degli Stati Uniti; non che in fondo quegli intrusi abbiano semplicemente seppellito un uomo in una valle sconfinata; non che quell’uomo una volta girasse libero sui quei territori ed è stato scacciato con la forza; non che gli si venga sottoposto da esaminare un ordine scritto del Presidente degli Stati Uniti d’America. Niente di tutto questo li interessa minimamente, quella gente se ne deve andare e, soprattutto, deve portarsi via il cadavere. Diversamente, anche gli altri finiranno per fargli compagnia, perché per scacciare quegli intrusi, i coloni sono disposti anche a sparare, e sparare per uccidere. Una determinazione fondata sulla convinzione di essere nel giusto, e pertanto ferrea; ma che non è solo loro, però. In ogni caso, non c’è nessuna possibilità di ragionevolezza contro chi è (vien da dire opportunisticamente) convinto di essere nel giusto; sarebbe meglio avere a che fare con risaputi criminali. (E questo è il vero messaggio, ma anche l’aspetto più contemporaneo e attuale del film di Cooper: non si ragiona con chi si è auto-convinto di essere nel giusto). 


E quando, alla fine dell’inevitabile scontro a fuoco, vediamo Blocker dirigersi, armato di coltello, a prendere l’ultimo avversario sopravvissuto, non pensiamo, no, (forse l’avremmo fatto fino a ieri) che alla fine la barbarie ha trionfato, che l’eroe non è riuscito a liberarsi dal demone della violenza, che è diventato (o che è rimasto, visto che il nostro capitano nella sua carriera pare ne abbia combinate di ogni) esattamente come quei proprietari terrieri.
No: pensiamo che a trionfare sia stata la Giustizia.
E il sangue di quella gente che accampa con brutalità e violenza diritti non legittimi, non valga il rispetto di questo principio.    




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