164_HOSTILES - OSTILI (Hostiles). Stati Uniti, 2017; Regia di Scott Cooper.
Prima del finale di Hostiles- Ostili, con la scena della stazione del treno e i tre
personaggi sopravvissuti (il capitano
Blocker/Christian Bale, la signora Quaid/Rosamund Pike e il piccolo Little
Bear/Xavier Horsechief), che prova un timidissimo happy ending, c’è la magistrale sequenza che sancisce l’importanza
del lungometraggio di Scott Cooper. L’eterogeneo gruppo (composto da soldati e
indiani cheyenne, da uomini e donne e anche un bambino) ha appena seppellito il
vecchio Falco Giallo (il mitico Wes Studi) nei suoi antichi territori quando sopraggiungono con piglio bellicoso gli attuali proprietari terrieri,
ovviamente bianchi. Fino a questo momento il film si poteva iscrivere
tranquillamente nel solco di quei western che, al netto della violenza da una
parte e dall’altra, vedeva sempre nel finale una sorta di riconciliazione con i
nativi con annessa ammissione di una ragione di fondo degli indiani.
Se i pellerossa erano stati piegati con l’uso smodato della forza e senza
alcuna pietà, il fatto di riconoscere in questo un errore veicolava in modo
intrinseco i valori pacifisti, di rispetto dell’altro, di comprensione
reciproca, di integrazione. Discorsi certamente condivisibili ma, di questi
tempi viene spontaneo il dubbio, forse inerenti a periodi e ambienti prosperi, floridi
e inclini alla pacifica convivenza ben più del selvaggio west, dove, al contrario, l’assenza della Legge portava
alla luce il lato oscuro di troppi suoi abitanti. Il west era un ambiente ostile, come esattamente lascia
intendere anche il titolo del film di Cooper; un po’ come i giorni nostri, se
vogliamo. O, meglio, per come li percepiamo, almeno stando a quanto si sente in
giro.
Comunque, il capitano Blocker, un vero ammazzaindiani, è fortemente ostile ai nativi, i comanche lo sono
ai coloni, i cheyenne ai comanche, i coloni del Montana a chiunque entri nel
loro territorio, insomma: tutti contro tutti. New Mexico, 1892: il capitano della
nostra storia è incaricato dal suo comandante (per via di un ordine scritto
addirittura dal Presidente degli Stati Uniti) di scortare Falco Giallo, ormai
vecchio e gravemente malato, a morire nei suoi antichi territori, nel Montana.
Lungo la strada i viaggiatori si imbattono nella signora Quaid, a cui i comanche
hanno sterminato la famiglia; da li in poi, una serie di vicissitudini porterà
Blocker a rivedere la sua idea su Falco Giallo valutandolo, al netto dei
pregiudizi, come un vecchio combattente, forse anche prossimo alla morte, ma
assolutamente meritevole di onore e rispetto. E fin qui, si diceva, niente di
nuovo; la violenza non è la risposta, e neppure l’odio, questo lo abbiamo
capito già da un pezzo, e proprio guardando tanti altri western, che di questi
temi sono sempre stati intrisi.
Ma poi arriva la penultima scena di Hostiles,
con i coloni del Montana decisi, a suon di fucilate, a scacciare gli intrusi,
chiunque essi siano.
Questi uomini portano avanti le loro ragioni convinti di
farlo in punta di diritto: la terra è loro, questa è l’unica cosa che conta.
Non che di fronte abbiano un capitano dell’esercito degli Stati Uniti; non che in
fondo quegli intrusi abbiano semplicemente seppellito un uomo in una valle
sconfinata; non che quell’uomo una volta girasse libero sui quei territori ed è
stato scacciato con la forza; non che gli si venga sottoposto da esaminare un
ordine scritto del Presidente degli Stati Uniti d’America. Niente di tutto
questo li interessa minimamente, quella gente se ne deve andare e, soprattutto,
deve portarsi via il cadavere. Diversamente, anche gli altri finiranno per
fargli compagnia, perché per scacciare quegli intrusi, i coloni sono disposti
anche a sparare, e sparare per uccidere. Una determinazione fondata sulla
convinzione di essere nel giusto, e pertanto ferrea; ma che non è solo loro,
però. In ogni caso, non c’è nessuna possibilità di ragionevolezza contro chi è (vien
da dire opportunisticamente) convinto di essere nel giusto; sarebbe meglio
avere a che fare con risaputi criminali. (E questo è il vero messaggio, ma anche l’aspetto più
contemporaneo e attuale del film di Cooper: non si ragiona con chi si è auto-convinto
di essere nel giusto).
E quando, alla fine dell’inevitabile scontro a fuoco,
vediamo Blocker dirigersi, armato di coltello, a prendere l’ultimo avversario sopravvissuto, non pensiamo, no, (forse
l’avremmo fatto fino a ieri) che alla fine la barbarie ha trionfato, che l’eroe non è riuscito a liberarsi dal
demone della violenza, che è diventato (o che è rimasto, visto che il nostro
capitano nella sua carriera pare ne abbia combinate di ogni) esattamente come
quei proprietari terrieri.
No: pensiamo che a trionfare sia stata la Giustizia.
E il sangue di quella gente che accampa con brutalità e
violenza diritti non legittimi, non valga il rispetto di questo principio.
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