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giovedì 31 maggio 2018

THE FOUNDER

155_THE FOUNDER Stati Uniti, 2016;  Regia di John Lee Hancock.

E alla fine, il film definitivo sul sogno americano è stato dunque fatto: la storia di Raymond Kroc, il signor McDonald’s ovvero il fondatore della McDonald’s Corporation. The Founder, per citare il titolo del lungometraggio di John Lee Hancock. Perché, parliamoci chiaro, John Wayne, Steve McQueen o Clint Eastwood erano credibili solo al cinema, che di persona non è che sia poi così semplice incontrare gente come il duca e compagnia. Certo, si sa che l’eroe a stelle e strisce, ovvero colui che interpreta meglio di tutti il sogno americano, è un tipo ordinario che in circostanze eccezionali si dimostra eccezionale a sua volta. A differenza del campione della tradizione europea, che era nobile di origine, principe o cavaliere che fosse. Ed è proprio la normalità dell’individuo, a marcare la differenza: tant’è che non c’è nulla di straordinario nell’essere americano. Ma se, almeno fino alla Seconda Guerra Mondiale, c’erano state abitualmente circostanze eccezionali dove l’uomo della strada potesse mostrare il suo valore, ovvero essere l’eroe per un giorno, nel dopoguerra, negli anni del boom economico, questi situazioni particolari passavano in secondo piano. E il benessere diffuso diveniva allora il terreno ideale per vedere all’opera l’americano medio; che, forse, a differenza dell’italiano medio, per fare un paragone, non è la media delle diversità degli individui, ma è esattamente quello che trovi più facilmente camminando per strada. Del resto, venendo allo specifico del film di Hancock, i fratelli McDonald’s trovano la ricetta del successo del loro locale concentrando la loro produzione esclusivamente sui prodotti che il loro pubblico consuma di più. Per quale motivo differenziare l’offerta, si chiedono i due?

Se la maggioranza vuole solo determinati cibi (hamburger, bibita, patatine), la minoranza si adegui. E se, in un altro paese, forse la minoranza sarebbe andata in un altro locale a prendersi del pollo fritto o una pizza, negli Stati Uniti, invece si adeguò, decretando il successo universale della catena di hamburgheria più famosa e diffusa al mondo. E’ anche questa massificazione indotta (ma tutto sommato forse già presente nell’indole stessa degli americani) che, in modo certamente un po’ sinistro, celebra The Founder. Ma questo è solo l’aspetto più lieve della questione, perché ne esiste anche uno molto più oscuro. 

McDonald’s, che giustamente nel film viene posto sul piano della chiesa e del municipio, come simbolo che affianchi, unisca e accomuni le due istituzioni basilari della società americana (quella religiosa e quella politica), nasce da una frode, poggia le sue basi su un imbroglio. E’ davvero, quindi, una onesta celebrazione dell’America, questo The Founder: la celebrazione di un paese che nacque a sua volta su una ingiustizia ai danni dei nativi. Ma quello non fu che il primo e volendo anche unicamente simbolico atto di pirateria affaristica, primo di una storia economica ed industriale fondata sul motto business are businesses, gli affari sono affari. E del resto lo dice anche Crok (interpretato benissimo da Michael Keaton): l’America non è cane mangia cane, ma piuttosto ratto mangia ratto, visto che il cane è forse un animale troppo nobile, anche nell’accezione dispregiativa del proverbio dog eat dog. In effetti il ratto è forse l’animale più pragmatico in natura, e sarebbe sicuramente un ottimo businessman; americano, naturalmente. E pazienza se il film di Hancock non ha la forza di un’opera di Michael Moore: nella sua omologazione, risponde anche meglio al suo scopo.
Un film ordinario per parlarci di un paese ordinario.
(Che, beninteso, specie in questo momento storico, per noi italiani non può che essere ancora un sogno.)




Linda Cardellini




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