141_AVENGERS: INFINITY WAR Stati Uniti, 2018; Regia di Anthony e Joe Russo
Avengers: Infinity War può
essere considerato il frutto ideale del lavoro dei Marvel Studios, ottenuto con una strategia che ha, in un certo
senso, ricalcato la consolidata filosofia aziendale della Casa delle Idee, che da sempre opera in modo simile nel mondo dei comics-books. La Marvel , infatti, ha sempre
puntato forte sulla cosiddetta continuity, oltretutto comune per tutte le collane,
per cui tutte le storie dei vari personaggi della casa editrice sono collegate
tra loro e spesso si intrecciano passando da una serie all’altra. In questo
modo le possibilità narrative si moltiplicano, sebbene a costo di un’attenzione
enorme da parte degli autori e anche dei lettori; che, seguendo questa filosofia editoriale, vengono così indotti a
comprare tutto quanto (o quasi) la
Marvel produca, per poter avere chiaro quello che succede
anche in una singola storia o collana. Nel cosiddetto Marvel Cinematic Universe (ovvero l’insieme dei film supereroistici prodotti direttamente dai Marvel Studios) non siamo ancora a
livello dei fumetti, anche perché molti dei diritti cinematografici dei
personaggi sono detenuti da altre Majors;
ma gli effetti del lavoro dello studio
cominciano a farsi vedere. Ad esempio: Avengers:
Infinty War è un’opera in cui assistiamo, in praticamente tutte le due ore
e mezza di film, a scene di azione, guerra e combattimenti vari. Mancano gli
approfondimenti psicologici che, anche se minimi, visto il genere di film,
comunque ci devono essere sempre; diversamente il racconto non sarà mai
coinvolgente. Naturalmente Avengers:
Infinty War è coinvolgente e appassionante: è un bel film, divertente.
Com’è possibile, se manca il tempo per conoscere i
protagonisti? Perché li conosciamo già tutti, visto che sono stati, chi più chi
meno, al centro dei precedenti film Marvel. E poi sono tutti, in un modo o
nell’altro, personaggi un po’ complessi o almeno problematici, visto che il
motto della Casa delle Idee è da
sempre ‘Super-Eroi con super-problemi’.
Quindi, pur facendo la tara al tipo di prodotto di cui si parla, non è certo il
profilo psicologico degli eroi dei film Marvel, a poter essere un lato debole:
da Iron-Man (Robert Downey Jr.) in giù, sono tutti personaggi ben costruiti.
Piuttosto, un discreto approfondimento psicologico è invece destinato al
cattivo di turno, Thanos, un personaggio interessante e ben caratterizzato, a
cui va certamente parte del merito della riuscita del film.
Se un rammarico ci può essere, è che il coinvolgimento generale di tutti i personaggi (o quasi) lascia poi solo dei ritagli di racconto a molti di loro: il caso più eclatante è quello di Hulk che, per altro è in linea con la personalità del mostro verde dei comics, nel suo ostinarsi nel rifiutare a collaborare con gli altri. Ma è prevedibile che lui, come gli altri eroi impiegati in maniera minore in questa occasione, possano tornare alla carica nel prossimo, prevedibilissimo (anche visto il sorprendente finale) episodio di questa guerra, davvero, se non senza fine, perlomeno non ancora finita.
Se un rammarico ci può essere, è che il coinvolgimento generale di tutti i personaggi (o quasi) lascia poi solo dei ritagli di racconto a molti di loro: il caso più eclatante è quello di Hulk che, per altro è in linea con la personalità del mostro verde dei comics, nel suo ostinarsi nel rifiutare a collaborare con gli altri. Ma è prevedibile che lui, come gli altri eroi impiegati in maniera minore in questa occasione, possano tornare alla carica nel prossimo, prevedibilissimo (anche visto il sorprendente finale) episodio di questa guerra, davvero, se non senza fine, perlomeno non ancora finita.
Però, almeno per il momento, che bel finale!
Scarlett Johansson
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