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martedì 16 novembre 2021

BRAVERY UNDER FIRE

927_BRAVERY UNDER FIRE. Irlanda, 2018; Regia di Campbell Miller.

Docudrama che racconta la storia di padre Willie Doyle SJ (Brian Milligan), religioso cattolico che si arruolò volontario nella 16° divisione irlandese durante la Prima Guerra Mondiale, Bravery Under Fire è, pur se non troppo accattivante da un punto di vista narrativo, un testo molto interessante. L’opera di Campbell Miller, che alterna ricostruzioni filmate ad interviste o immagini d’epoca, mette l’accento su aspetti che troppo spesso, nella normale narrativa cinematografica, hanno uno spazio relativo. Certo, il soldato sofferente e morente si è visto in centinaia di film bellici e facilmente è inteso come simbolo di tutti i morti in guerra. Ma Bravery Under Fire sottolinea come questo aspetto sia enormemente il più importante, rispetto a qualunque altro argomento inerente alla guerra: di fronte alla morte, all’atroce sofferenza deliberatamente inflitta in serie, con una sorta di catena di montaggio che produce cadaveri e dolore, tutti gli altri temi dovrebbero scomparire. Certo, ci sono le ragioni degli uni e degli altri da analizzare, anche perché sono le cause (in effetti parola impropria, in realtà sono solo pretesti) e quindi vanno comprese per poter evitare che si ripresentino generando nuovi conflitti. Per far questo, a livello narrativo, si derubrica la sofferenza e la morte seminate dalla guerra per poter concentrarci su altri aspetti che sembrano più utili all’analisi. In realtà, e Bravery Under Fire e l’opera di Padre Doyle sono lì a testimoniarlo, la sofferenza che scaturisce da un conflitto è una tragedia superiore ad ogni altra cosa e solo comprendendo questo si potrebbe sperare di non ricascarci ancora. Il tema religioso, Padre Doyle era un gesuita, è anch’esso affrontato dal film con un certo spessore, anche per via della contingente crisi del cattolicesimo in Irlanda. Comprensibile, visto che è così un po’ in tutto il mondo per il cristianesimo in generale e non solo per i cattolici: attenendoci allo specifico, ovvero all’opera di Padre Doyle al fronte, c’è poco da dire se non che molto spesso l’attività di quei preti e sacerdoti, che con fede e coraggio si impegnarono in prima linea, nel corso della Storia è stata davvero encomiabile. Scegliendo un po’ a caso tra i tanti impressionanti passaggi tra la sofferenza dei feriti al fronte, si possono ricordare il soldato che stava soffocando per via di quella maschera antigas che era anche quella che lo teneva in vita o il soldato tedesco gravemente ferito che, una volta catturato, chiede al sacerdote di scrivere alla sua famiglia. Il primo ci ricorda l’assurdità della guerra, il secondo che condividiamo tutti le medesime preoccupazioni. 



2 commenti:

  1. Quando c'è una crisi di qualcosa, ne escono sempre ottimi spunti narrativi :-)
    Poi giusto, se possibile, non legare troppo i preti alla tonaca che portano, mostrandoli nell'azione più che nell'atto di fare prediche... ci ho provato anch'io, con i preti dei miei fumetti... 🙂

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  2. Ho letto! Visto la sensibilità di molti, è un tema comunque delicato. Com'è che diceva il topic sul forum...? "una questione spinosa" :-)

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