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lunedì 16 agosto 2021

IL SUO ONORE GRIDAVA VENDETTA

873_IL SUO NOME GRIDAVA VENDETTA - DUELLO ALL'ULTIMO SANGUE (Gun Fury). Stati Uniti, 1953; Regia di Raoul Wlash.

Conosciuto in Italia con i titoli Il suo onore gridava vendetta e succesivamente Duello all’ultimo sangue, in originale fu distribuito come Gun fury: nessuno dei tre appellativi riesce però a calzare propriamente la storia filmata dal pur sempre valido Raoul Walsh. Intendiamoci, il film è buono, sicuramente godibile e ben fatto: ma non raggiunge mai il pathos che i tre titoli cercano di suggerire. Walsh ha la solita mano sicura, porta avanti la sua vicenda senza indugi e con buon tessuto narrativo, ma gli manca il cambio di passo o la scena che incendi definitivamente la storia. Forse è anche un po’ responsabilità degli interpreti: Rock Hudson (nel film è Ben Warren) è una presenza forte ma in questo caso troppo patinata, troppo anni ’50 per essere davvero credibile nel west; di contro non possiede un grande registro recitativo. Donna Reed (Jennifer, la futura moglie di Warren) è elegante e graziosa, diciamo pure molto bella, ma appare troppo a disagio e finisce per esprimere poche reazioni. Subisce le angherie dei rapitori, ma anche delle donne messicane, in modo troppo passivo: c’è un passaggio che sarebbe potuto divenire interessante, quando viene aggredita dall’amante del bandito, ma la lotta che ne segue è smorzata quasi subito. Deludente l’apporto di Lee Marvin, e questo è clamoroso, perché stavolta il suo è un bandito di mezza tacca, mentre il personaggio più interessante è forse interpretato da Leo Gordon, ovvero Tom, il cattivo che si ravvede: buona presenza scenica, e sguardo inquieto. Chi non si ravvede è Philip Carey, (è Slayton) quello che passa per essere il vero cattivo della storia: ha un bell’aspetto, aitante, adatto a rivaleggiare con Hudson, ma è forse troppo disincantato e finisce per non convincere del tutto. E poi il suo personaggio, alla fin fine, è un altro cattivo da quattro soldi, al netto di qualche sprazzo maligno, come quando prende al lasso Jennifer, trattandola alla stregua di un animale.  Questo passaggio, insieme a quello citato della rissa tra Jennifer e la ragazza di Slayton e a pochi altri, potrebbe dare mordente al film, ma nel complesso questi episodi non riescono in questa impresa, rimanendo solo spunti accesi ma solo accennati all’interno di un film di solida azione. Insomma, un western convenzionale portato a casa con mestiere da Raoul Walsh e, senza stare a sottilizzare troppo, anche dagli interpreti. A cui, in questo caso, manca forse lo spunto vincente, ma non la professionalità, piano sul quale Hollywood difficilmente deludeva.





Donna Reed



Roberta Haynes

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