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lunedì 2 agosto 2021

OUR WORLD WAR: THE FIRST DAY

863_OUR WORLD WAR: THE FIRST DAY Regno Unito, 2014; Regia di Bruce Goodison.

Il capitolo d’esordio di questa trilogia in formato televisivo prodotta dalla BBC ci riporta alle primissime ostilità della Grande Guerra. Siamo a Mons, nel Belgio vallone, l’esercito britannico è appostato a protezione dei ponti sul canale; prudentemente si pensa anche a minarli, nel caso sia necessario farli saltare per ostacolare l’avanzata dei tedeschi. Di cui però si sa ben poco. Al ponte di Nimy è stanziata soltanto una compagnia di Royal Fusiliers, i fucilieri di Sua Maestà; è in quel preciso punto che la mattina del  23 agosto, il famoso primo giorno del titolo del film, confluiranno ben quattro battaglioni tedeschi dando vita ad una autentica carneficina. Lo scontro sul ponte Nimy è ricostruito dalla BBC sulla base delle testimonianze dei sopravvissuti, in quello che è lo spirito della miniserie televisiva One World War, in questo caso prevalentemente di Sidney Godley (Theo Barklem-Biggs) e da uno scritto del tenente Fred Steele (Jefferson Hall). Il soldato semplice Godley e il tenente Maurice Dease (Dominic Thorburn), che cadrà eroicamente quel giorno, si diedero un gran daffare alla mitragliatrice falciando le file tedesche e furono i primi inglesi decorati della Grande Guerra con la Victoria Cross. Oltre alle devastanti scene d’azione che caratterizzano la seconda parte, la ricostruzione prova ad essere attendibile fornendo anche dettagli specifici. Ad esempio è sottolineato il fatto che gli inglesi fossero tutto sommato fiduciosi essendo il loro un esercito professionale e non di leva, come era invece quello tedesco. Oppure come la velata presunzione che la precisione al tiro dei Royal Fusiliers fosse talmente elevata da rendere quasi superfluo l’impiego delle mitragliatrici. 

Nella gara che scherzosamente i fucilieri fanno mentre ingannano l’attesa  del nemico, la tanica lanciata da Steele è mancata dalla mitragliatrice mentre è colpita ripetutamente dai fucilieri. Ma questo non deve far pensare che, nel racconto filmico, gli inglesi attendano il nemico ridendo e scherzando: al contrario, per tutta la prima parte è proprio la tensione per il pericolo incombente, ma di cui si sa poco o nulla, a sostenere la narrazione. C’è una generale fiducia che tutto possa andare per il meglio, ma si avverte strisciante il timore per qualcosa che, nonostante la preparazione dei militari sia stata scrupolosa, sia ancora ignoto. Lo stile visivo strizza l’occhio alle recenti produzioni di deriva documentaristica per il piccolo schermo: ad esempio le immagini dall’alto, che simulano una sorta di ripresa agli infrarossi, chiariscono in modo schematico le fasi, per altro piuttosto semplici da intuire, della battaglia. A queste sono alternate immagini di natura opposta, come l’utilizzo di bodycam  o altre scelte stilistiche in chiave soggettiva, per cercare di farci vivere con questi stratagemmi tecnici gli eventi in prima persona. E’ una buona, e tutto sommato economica, strategia che il linguaggio televisivo mette spesso in campo per supplire alle carenze artistiche rispetto al cinema e ai suoi autori di rango. 


Nel complesso il risultato è positivo, anche nell’umiltà di prendere un episodio minimo e specifico che può essere così raccontato in modo tutto sommato esaustivo. Da un punto di vista dell’obiettività sui fatti narrati, vero cruccio di ogni reportage di guerra, in modo un po’ opportunistico, la BBC si smarca da ogni critica in tal senso sin da subito: Our World Day, il titolo della serie, chiarisce che è la ‘nostra’ (our) guerra mondiale, nel senso di noi inglesi. Ma nel complesso il racconto non è nemmeno troppo retoricamente di parte. C’è, è vero, una certa celebrazione per i caduti eroicamente, sacrosanta del resto, mentre si rimarcano le pesantissime perdite inflitte al nemico (500 uomini nei primi due minuti, stando ad una didascalia). Insomma, quando si evidenzia l’estrema superiorità numerica tedesca si fornisce l’impressione di una parziale giustificazione per la cocente sconfitta. Ma c’è anche l’ammissione esplicita che la battaglia di Mons fu una pesante umiliazione per l’esercito inglese, sottolineata dalle immagini, queste storiche e non di finzione, dei soldati di Sua Maestà in fuga a gambe levate.     

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