313_BRUCIA RAGAZZO, BRUCIA . Italia 1969; Regia di Fernando Di Leo.
Nel 1969, la sessualità femminile non era certo argomento
abituale di cui parlare al cinema: e allora, in questo senso, il regista
Fernando Di Leo dimostra particolare coraggio con il suo Brucia ragazzo, brucia. Al di la della scelta rischiosa, che
portava prevedibilmente in dote anche una sicura notorietà scandalistica, se
analizziamo con un certo distacco la scelta del regista pugliese, dobbiamo
riconoscere che essa va nel punto più centrale della contestazione
sessantottina al modello borghese. C’è il sesso, ovviamente, c’è la condizione
della donna e c’è anche l’aspetto economico, perché l’atteggiamento dei
Frisotti nella sfera sessuale di coppia è subordinato alla carriera del marito.
In sostanza si può dire che Di Leo, con la sua critica, colpisca nel punto più
doloroso il sistema. E, per farlo, mette
in scena un film drammatico con pesanti venature erotiche: l’ingegner Frisotti
(Michel Bardinet) accompagna la moglie Clara (Francoise Prévost) al mare, fuori
stagione, e la lascia con la figlioletta e Bice, sorella della donna. Mentre
l’uomo è assente, Clara è sedotta da Giancarlo, il bagnino (Gianni Macchia),
che fa conoscere alla donna il reale piacere del sesso, cosa che col marito non
era mai accaduta. E a ribadire figurativamente questo concetto, nel corso del
lungometraggio, vedremo i due coniugi, mentre sono in camera, inquadrati in
modo che le testiere del letto li facciano sembrare in una gabbia: se dividere
il letto con Giancarlo aveva liberato la sessualità di Clara, nel matrimonio
era invece vissuto come una prigione. Per dare corpo alla sua storia e
mantenere vivo l’interesse, il regista gioca un po’ con lo spettatore: al di la
della banale avventura extraconiugale, sembra sempre che debba succedere qualcosa
di drammatico.
In principio, Giancarlo complotta con la fidanzata Marina
(Monica Strebel), pianificando la seduzione di Clara; d’accordo l’amore libero, e i due ragazzi sono mezzi hippy, ma la cosa risulta un po’ sospetta. Poi Marina si assenta, e
quando torna, chiama a rapporto i due amanti clandestini: qui si potrebbe pensare
anche ad un ricatto, vista la messa in scena. Ma è un altro falso allarme.
Infine, quando Clara è invitata a passare una notte all’insegna dell’alcol con
Giancarlo e Marina, ad un certo punto salta fuori una pistola, e la donna viene
addirittura sottoposta ad una sorta di processo: la stessa Clara sembra
spaventata, ma i due si limitano a sparare al faro della loro macchina,
evidentemente ubriachi.
Un ritardo borghesemente calcolato: massimo risultato, col minimo sforzo.
Françoise Prévost
Monica Strebel
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