288_BATMAN; Stati Uniti 1966; Regia di Leslie H. Martinson.
L’esordio al cinema di Batman, il supereroe mascherato che
difende Gotham City, avvenne nel 1966 con il film che si ispirava al tempo alla serie
televisiva dedicata al personaggio. Il tono della pellicola è quindi quello
estremamente pop che è rimasta una
delle interpretazioni più originali dell’eroe mascherato: è curioso come
Batman, che è per sua natura un personaggio notturno e inquietante, possa
funzionare anche in una chiave così spensierata e coloratissima. Per la verità,
la serie TV trova probabilmente una miscela migliore di umorismo e comicità,
volontaria e non, mentre il film, forse anche perché dispone di budget più
elevato (come si vede in alcune scene che richiamano alla mente addirittura i
film di James Bond), deve rispondere a maggiori pretese, e fatica poi a trovare un rapporto equilibrato tra
avventura e umorismo. Una certa difficoltà nel trovare la giusta alchimia è
confermata dall’uso incoerente di una delle caratteristiche della saga
televisiva, ovvero i fumetti con i rumori e i suoni nelle scazzottate: per
buona parte della pellicola se ne fa a meno, salvo ricorrervi nello scontro
finale a bordo del sommergibile. Non che la cosa comprometta alcunché, a
livello di risultato finale, essendo il film piuttosto bizzarro e, in un certo
senso, incoerente già di suo; ma,
forse, è un segnale che, anche già durante la realizzazione dell’opera, ci si
rendeva conto che lo spirito della serie televisiva non era uguagliato. E
quindi il ricorrere ai vecchi cliché narrativi degli episodi per il piccolo
schermo era un tentativo per coglierne un pizzico di magia; o forse si tratta
solo di un omaggio alla serie che ha ispirato il film; anche questo è
possibile.
Comunque, il film ha qualche passaggio spassoso, pur se
abbinato a qualche altro meno brillante.
Adam West è il solito improbabile Batman, così come Burt
Ward è Robin, e il cast è sostanzialmente quello degli episodi televisivi con
la rilevante differenza per il ruolo di Catwoman. Se rimane un po’ il
dispiacere per non trovare nei seducenti panni della donna gatto la solita e affascinante Julie Newmar, non possiamo
certo lamentarci dell’attrice chiamata a sostituirla per questo lungometraggio:
la favolosa Lee Meriwheter, già Miss San Francisco, Miss California e Miss
America, è un vero spettacolo, con il costume che la inguaina di nero ma anche
in abiti borghesi (ad esempio quello leopardato).
La trama vede un complotto di quattro arcinemici storici dell’uomo
pipistrello, il Pinguino, il Joker, l’Enigmista e appunto Catwoman, che
rapiscono i membri del consiglio di sicurezza dell’Onu per chiedere riscatto.
Quattro personaggi del genere per un solo film sono un po’ troppi e, se Burgess
Merendith (nei panni del Pinguino) e Frank Gorshin (in quelli dell’Enigmista)
se la cavano con mestiere, (mentre alla Meriwheter basta un fotogramma per
alzare il tono della sua partecipazione), a farne le spese è uno sprecato Joker
interpretato da Cesar Romero, al quale non è dato sufficiente spazio. I
criminali, al termine di un assurdo sviluppo narrativo, riusciranno a rapire e
a sottoporre ad una sorta di liofilizzazione ultraestrema i componenti del
consiglio dell’Onu provenienti da paesi differenti, che sono ridotti
letteralmente in polvere. Divertente la battuta di Robin a Batman, quando il dinamico duo deve ricomporre i
consiglieri, partendo dalle suddette polveri: il giovane propone di mischiare
volutamente un po’ le componenti, al fine di migliorare l’intesa generale del
consiglio stesso.
Naturalmente Batman, sempre ligio all’etica di eroe,
rifiuta, facendo notare all’allievo che non è loro compito alterare in quel
modo il corso degli avvenimenti storici.
Ma quando, a riconversione avvenuta, si vede l’esponente
britannico picchiare con la scarpa sul tavolo, si capisce che qualcosa è andato
per il verso sbagliato.
O magari sarebbe stato quello giusto?
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