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giovedì 17 gennaio 2019

BATMAN (1966)

288_BATMANStati Uniti 1966;  Regia di Leslie H. Martinson.

L’esordio al cinema di Batman, il supereroe mascherato che difende Gotham City, avvenne nel 1966 con il film che si ispirava al tempo alla serie televisiva dedicata al personaggio. Il tono della pellicola è quindi quello estremamente pop che è rimasta una delle interpretazioni più originali dell’eroe mascherato: è curioso come Batman, che è per sua natura un personaggio notturno e inquietante, possa funzionare anche in una chiave così spensierata e coloratissima. Per la verità, la serie TV trova probabilmente una miscela migliore di umorismo e comicità, volontaria e non, mentre il film, forse anche perché dispone di budget più elevato (come si vede in alcune scene che richiamano alla mente addirittura i film di James Bond), deve rispondere a maggiori pretese, e fatica poi a trovare un rapporto equilibrato tra avventura e umorismo. Una certa difficoltà nel trovare la giusta alchimia è confermata dall’uso incoerente di una delle caratteristiche della saga televisiva, ovvero i fumetti con i rumori e i suoni nelle scazzottate: per buona parte della pellicola se ne fa a meno, salvo ricorrervi nello scontro finale a bordo del sommergibile. Non che la cosa comprometta alcunché, a livello di risultato finale, essendo il film piuttosto bizzarro e, in un certo senso, incoerente già di suo; ma, forse, è un segnale che, anche già durante la realizzazione dell’opera, ci si rendeva conto che lo spirito della serie televisiva non era uguagliato. E quindi il ricorrere ai vecchi cliché narrativi degli episodi per il piccolo schermo era un tentativo per coglierne un pizzico di magia; o forse si tratta solo di un omaggio alla serie che ha ispirato il film; anche questo è possibile.
Comunque, il film ha qualche passaggio spassoso, pur se abbinato a qualche altro meno brillante.
Adam West è il solito improbabile Batman, così come Burt Ward è Robin, e il cast è sostanzialmente quello degli episodi televisivi con la rilevante differenza per il ruolo di Catwoman. Se rimane un po’ il dispiacere per non trovare nei seducenti panni della donna gatto la solita e affascinante Julie Newmar, non possiamo certo lamentarci dell’attrice chiamata a sostituirla per questo lungometraggio: la favolosa Lee Meriwheter, già Miss San Francisco, Miss California e Miss America, è un vero spettacolo, con il costume che la inguaina di nero ma anche in abiti borghesi (ad esempio quello leopardato).
La trama vede un complotto di quattro arcinemici storici dell’uomo pipistrello, il Pinguino, il Joker, l’Enigmista e appunto Catwoman, che rapiscono i membri del consiglio di sicurezza dell’Onu per chiedere riscatto. 
Quattro personaggi del genere per un solo film sono un po’ troppi e, se Burgess Merendith (nei panni del Pinguino) e Frank Gorshin (in quelli dell’Enigmista) se la cavano con mestiere, (mentre alla Meriwheter basta un fotogramma per alzare il tono della sua partecipazione), a farne le spese è uno sprecato Joker interpretato da Cesar Romero, al quale non è dato sufficiente spazio. I criminali, al termine di un assurdo sviluppo narrativo, riusciranno a rapire e a sottoporre ad una sorta di liofilizzazione ultraestrema i componenti del consiglio dell’Onu provenienti da paesi differenti, che sono ridotti letteralmente in polvere. Divertente la battuta di Robin a Batman, quando il dinamico duo deve ricomporre i consiglieri, partendo dalle suddette polveri: il giovane propone di mischiare volutamente un po’ le componenti, al fine di migliorare l’intesa generale del consiglio stesso.
Naturalmente Batman, sempre ligio all’etica di eroe, rifiuta, facendo notare all’allievo che non è loro compito alterare in quel modo il corso degli avvenimenti storici.
Ma quando, a riconversione avvenuta, si vede l’esponente britannico picchiare con la scarpa sul tavolo, si capisce che qualcosa è andato per il verso sbagliato.
O magari sarebbe stato quello giusto?   

   
Lee Meriwether












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