214_PALCOSCENICO (Stage Door). Stati Uniti, 1937; Regia di Gregory La Cava.
Capolavoro di Gregory La Cava , Palcoscenico
è una commedia drammatica, se così si può dire, e la sublime maestria
dell’autore è proprio la capacità di reggere due registri, quello leggero e
quello più grave, in equilibrio perfetto. Il soggetto è tratto da una pièce teatrale di Edna Ferber e George
S. Kaufman, ma La Cava
intervenne pesantemente, pare addirittura inventando di sana pianta il
personaggio di Jean Maitland che poi sullo schermo una fantastica Ginger
Rogers renderà indimenticabile. Perché, come suo consueto, La Cava lascia ai suoi
interpreti le briglie lasche in modo da sfruttarne al massimo le capacità
recitative. Ginger è affiancata anzi, perlopiù contrastata, da una superba
Katharine Hepburn, ma il cast schiera anche Lucille Ball e Andrea Leeds tra le
ragazze del pensionato per aspiranti attrici dove è ambientato perlopiù il
film; Adolphe Menjou è Powell, impresario della vicenda e unico componente
maschile di rilievo. La Cava
sfodera una prestazione magistrale nella gestione delle scene corali, dove le
ragazze entrano ed escono dallo schermo con delicata sincronia e,
contemporaneamente, avvengono più sviluppi narrativi nella stessa inquadratura.
A dispetto delle convenzioni del tempo, il regista all’occorrenza muove senza
timore la macchina da presa, ma lo fa sempre in modo armonico con la scena
complessiva, con una capacità di mise en
scène moderna ancora oggi.
Un altro aspetto che è rimasto incredibilmente fresco sono i dialoghi, in particolare quelli taglienti e sarcastici di Jean, il personaggio della Rogers; Ginger al tempo era già una stella famosa per le performance ballerine con Fred Astaire e nel film, in effetti, viene scritturata proprio per un numero di danza. Mala
Jean di Palcoscenico,
quando c’è da ballare è troppo distratta da qualche rivale o dalle non gradite
avances di qualche intraprendente impresario, e così la Rogers se la gioca
maggiormente sulla spiccata simpatia, la battuta sempre pronta, oltre
naturalmente al physique du role
inappuntabile dalla testa ai piedi.
La Hepburn punta invece un po’ sull’aria zelante e
antipatica ma, mancando una controparte maschile con cui battibeccare in
eterno, finisce per addolcirsi anche troppo. Naturalmente in La Cava c’è anche il tema del
denaro, che l’America che ci racconta il grande regista è sempre piuttosto
venale. Ancora una volta, essere ricchi fa la differenza: Terry, il personaggio
della Hepburn, non sa recitare, ma otterrà la parte, a discapito della più
dotata Kay (Andrea Leeds), perché il paparino è intervenuto di nascosto con del
buon foraggio per Powell,
l’impresario teatrale. Naturalmente c’è uno sviluppo drammatico, con Kay che si
suicida alla fine di una crisi artistico/esistenziale e Terry che, per il senso
di colpa, imparerà di colpo a recitare con anima. Ma questo passaggio
strettamente narrativo non cambia il senso delle cose: in America, l’acclamata
terra delle possibilità per tutti, in realtà le possibilità capitano solo a chi
può pagare per averle. E che, anche guardando l’entrata in scena della Hepburn,
somiglia moltissimo agli aristocratici europei: in fondo il dollaro altro non è
che il sangue blu americano.
Katharine Hepburn
Ginger Rogers
Un altro aspetto che è rimasto incredibilmente fresco sono i dialoghi, in particolare quelli taglienti e sarcastici di Jean, il personaggio della Rogers; Ginger al tempo era già una stella famosa per le performance ballerine con Fred Astaire e nel film, in effetti, viene scritturata proprio per un numero di danza. Ma
Katharine Hepburn
Ginger Rogers
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