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lunedì 16 luglio 2018

PERFETTI SCONOSCIUTI

178_PERFETTI SCONOSCIUTI  Italia 2016;  Regia di Paolo Genovese.

Chissà se Perfetti sconosciuti va considerato come un piccolo passo in avanti del nostro movimento (se non addirittura l’esponente di spicco di un ipotetico nuovo cinema italiano), o l’ennesimo mezzo passo falso?
Il film è godibile e ha decisamente un ritmo serrato, frutto di un montaggio curato ed efficace che conferisce una confezione dal gusto internazionale; l’intreccio è interessante, il cast di livello (Kasia Smutniak, Marco Giallini, Valerio Mastrandrea) e i dialoghi ficcanti (seppur non si è voluto rinunciare ad una spiccata pronuncia da borgata).
La carta a sorpresa dell’opera è l’idea dell’Eva protagonista del film: ad una cena tra sette amici (tra cui tre coppie) tenendo fede al proprio nome, la nostra induce in tentazione il gruppo, per scoprirne il proprio lato oscuro. Lo stratagemma, nella pratica, si produce nel depositare gli smartphone di ognuno sul tavolo, e di condividerne via i via i contenuti in  arrivo (telefonate, sms, mail, ecc) con i commensali.
Idea carina ed interessante, sebbene sembri un po’ la versione aggiornata dello spetteguless di Striscia la Notizia, o della sbirciata di Alvaro Vitali nel buco della serratura. Ma vabbe’, siamo pur sempre in Italia, e questi sembrano essere i temi interessanti per gli abitanti dello stivale o comunque i comuni punti di riferimento.
Contemporaneamente alla cena, c’è un’eclissi totale di luna: a simboleggiare, forse, l’oscurità che piomberà sulla vita dei sette amici. C’è da dire che, proprio come l’eclisse, l’oscurità sarà solo temporanea, e sarà risolta, narrativamente, dagli autori con un colpo di sceneggiatura piuttosto banalotto. Ma quello sarebbe anche il meno.



Perché ciò che rimane, alla fine del film, è l’idea che è meglio una menzogna ad un’amara verità. Per cui, meglio raccontarci che Perfetti sconosciuti è, oltre che innegabilmente un film ben fatto e ben confezionato, un ottimo lavoro, che dimostra lo stato di salute del nostro cinema.
Una volta si diceva che chi non coglieva il punto della situazione, guardava il dito e non la luna. Oggi invece ci facciamo un selfie di gruppo sotto l’eclisse, ma probabilmente il significato cambia poco. Ogni scusa è buona, ogni pretesto è valido, pur di avere un alibi.
Già, sarà davvero colpa degli smartphone se non siamo in grado di essere onesti e leali nemmeno con il nostro prossimo più prossimo.
Tant’è: il nuovo cinema italiano non poteva essere più italiano di così.


Kasia Smutniak





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