172_MANILA - NELLE FAUCI DELLA LUCE (Maynila: Sa mga kuko ng liwanag). Filippine, 1975; Regia di Lino Brocka.
Restaurato nel 2013, il film Manila – Negli artigli della luce è un’opera che ci riporta nelle
Filippine degli anni ’70. Il protagonista del lungometraggio, Julio (Rafael
Roco Jr.) è un giovane pescatore che si trasferisce a Manila alla ricerca della
propria ragazza Ligaya (Hilda Koronel), attirata nella capitale dalle false
opportunità offertale dalla perfida signora Cruz. Il viaggio del ragazzo è
un’autentica discesa all’inferno, visto che Manila, ad un giovane senza soldi,
lavoro e istruzione, offre unicamente la sua faccia peggiore. Nel cantiere in
cui lavorano in condizioni disumane, sottopagati, imbrogliati e addirittura
costretti a prestare parte dei soldi della paga all’impresario (!), i manovali
conducono una vita disperata per pochi pesos. Ma quando perdono anche quel
lavoro infame, devono accorgersi di come la situazione, senza di esso, sia
ancora peggiore. Per alcuni di loro, i più giovani, l’alternativa è
prostituirsi per il fiorente mercato del sesso, anche in versione maschile; pur
se non vi è una specifica ed esplicita condanna etica a questo aspetto, si può
comunque leggere un parallelo tra la miseria economica in cui versano i
manovali e quella morale in cui si riducono i più benestanti call-boy. Perché il prezioso lavoro del
regista Lino Brocka è quello di muovere il suo personaggio in una città
mostrata con grande attenzione, al punto che Manila finisce per diventare
protagonista della storia tanto quanto il giovane; del resto è proprio a lei
che fa riferimento il titolo dell’opera. La mancanza di umanità della città nel
suo aspetto istituzionale è mostrata senza sconti: la vita nelle baraccopoli,
le condizioni nei cantieri, i sobborghi malfamati, le autorità inesistenti.
Contro questo sistema, l’individuo disagiato mostra una
costante solidarietà verso il compagno, e reciproco sostegno e aiuto sono
radicati tra gli sfortunati abitanti dei quartieri poveri. Il quadro sociale
d’insieme è così almeno un po’ bilanciato: l’uomo prova con la propria umanità
a sopravvivere nella città che di umano ormai non ha più nulla. Sull’altro
piano della pellicola, l’intreccio di matrice gialla, (la ricerca della ragazza scomparsa), è ben congegnato da
Brocka, che distilla le informazioni un poco alla volta allo spettatore, che si
ritrova grosso modo nella condizione di Julio, in una situazione senza
apparente via di uscita. Poi, nel finale, Julio ritrova finalmente Ligaya, ma
le cose precipitano in modo tragico; il ragazzo, che aveva dato già più di un
segnale di non reggere la tensione, perde completamente il controllo, si
vendica ma finisce per non avere nessuna via di scampo.
La ragazza morta, sulle spalle un omicidio, una folla
inferocita che ormai lo ha bloccato, Julio non vede nessuna speranza davanti a
se.
E forse non è un caso che sia proprio un vicolo cieco, un
elemento urbano, a bloccare la fuga del ragazzo, consegnandolo alla sua
condanna; la città, disumana, non mostra neanche in questo caso un briciolo di
pietà.
Hilda Koronel
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