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mercoledì 4 luglio 2018

MANILA - NELLE FAUCI DELLA LUCE

172_MANILA - NELLE FAUCI DELLA LUCE  (Maynila: Sa mga kuko ng liwanag). Filippine, 1975;  Regia di Lino Brocka.

Restaurato nel 2013, il film Manila – Negli artigli della luce è un’opera che ci riporta nelle Filippine degli anni ’70. Il protagonista del lungometraggio, Julio (Rafael Roco Jr.) è un giovane pescatore che si trasferisce a Manila alla ricerca della propria ragazza Ligaya (Hilda Koronel), attirata nella capitale dalle false opportunità offertale dalla perfida signora Cruz. Il viaggio del ragazzo è un’autentica discesa all’inferno, visto che Manila, ad un giovane senza soldi, lavoro e istruzione, offre unicamente la sua faccia peggiore. Nel cantiere in cui lavorano in condizioni disumane, sottopagati, imbrogliati e addirittura costretti a prestare parte dei soldi della paga all’impresario (!), i manovali conducono una vita disperata per pochi pesos. Ma quando perdono anche quel lavoro infame, devono accorgersi di come la situazione, senza di esso, sia ancora peggiore. Per alcuni di loro, i più giovani, l’alternativa è prostituirsi per il fiorente mercato del sesso, anche in versione maschile; pur se non vi è una specifica ed esplicita condanna etica a questo aspetto, si può comunque leggere un parallelo tra la miseria economica in cui versano i manovali e quella morale in cui si riducono i più benestanti call-boy. Perché il prezioso lavoro del regista Lino Brocka è quello di muovere il suo personaggio in una città mostrata con grande attenzione, al punto che Manila finisce per diventare protagonista della storia tanto quanto il giovane; del resto è proprio a lei che fa riferimento il titolo dell’opera. La mancanza di umanità della città nel suo aspetto istituzionale è mostrata senza sconti: la vita nelle baraccopoli, le condizioni nei cantieri, i sobborghi malfamati, le autorità inesistenti. 

Contro questo sistema, l’individuo disagiato mostra una costante solidarietà verso il compagno, e reciproco sostegno e aiuto sono radicati tra gli sfortunati abitanti dei quartieri poveri. Il quadro sociale d’insieme è così almeno un po’ bilanciato: l’uomo prova con la propria umanità a sopravvivere nella città che di umano ormai non ha più nulla. Sull’altro piano della pellicola, l’intreccio di matrice gialla, (la ricerca della ragazza scomparsa), è ben congegnato da Brocka, che distilla le informazioni un poco alla volta allo spettatore, che si ritrova grosso modo nella condizione di Julio, in una situazione senza apparente via di uscita. Poi, nel finale, Julio ritrova finalmente Ligaya, ma le cose precipitano in modo tragico; il ragazzo, che aveva dato già più di un segnale di non reggere la tensione, perde completamente il controllo, si vendica ma finisce per non avere nessuna via di scampo.

La ragazza morta, sulle spalle un omicidio, una folla inferocita che ormai lo ha bloccato, Julio non vede nessuna speranza davanti a se.
E forse non è un caso che sia proprio un vicolo cieco, un elemento urbano, a bloccare la fuga del ragazzo, consegnandolo alla sua condanna; la città, disumana, non mostra neanche in questo caso un briciolo di pietà.    






Hilda Koronel

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