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mercoledì 27 novembre 2024

QUI SQUADRA MOBILE - LA POLIZIA NON DEVE ESSERE AVVERTITA

1583_QUI SQUADRA MOBILE - LA POLIZIA NON DEVE ESSERE AVVERTITA . Italia, 1976; Regia di Anton Giulio Majano

Con il quarto appuntamento, La polizia non deve essere avvertita, la seconda stagione di Qui Squadra Mobile arriva finalmente a regime di giri. L’episodio riesce addirittura ad assurgere alla «dignità» di un film per il grande schermo, con momenti di grande tensione, ma tutto quanto il racconto è ben sostenuto dal punto di vista del ritmo. A voler essere pignoli, si può sottolineare qualche eccesso di teatralità, nelle scene iniziali tra il capo della Mobile Salemi, il commissario Solmi e l’accomodante Procuratore Melita (Dario De Grassi), ma si tratta di una caratteristica tipica degli sceneggiati dell’epoca. In seguito, le indagini e le scene d’azione, molto valide, stemperano questi elementi e l’aspetto complessivo è di un poliziesco sobrio e robusto. Come accennato, anche questa seconda serie prende ispirazione dall’attualità e il tema di La polizia non deve essere avvertita sono i rapimenti a scopo di ricatto, che stavano prendendo piede, all’epoca, nella Penisola. La tempestività degli autori, Felisatti e Pittorru, che hanno colto questo spunto con grande anticipo, non ha tuttavia permesso di sviscerarne appieno tutti gli sviluppi. Quando l’episodio venne trasmesso, infatti, il 28 settembre 1976, suscitò qualche perplessità il fatto che, nella storia, i beni della famiglia del sequestrato non fossero bloccati dall’autorità, o che non si facesse nemmeno cenno dell’eventualità. Il punto è che quando il soggetto venne steso, questi aspetti non erano ancora emersi dalla cronaca, essendo il fenomeno giusto ai suoi inizi. A parte questi elementi, come detto, la puntata è ricca di suspense, soprattutto nelle scene in cui viene organizzata la trappola a danno dei sequestratori. In quei casi anche la musica di Francesco De Masi è di grande aiuto, alimentando la tensione con un motivo perfettamente in linea con altri esempi del cinema d’azione degli anni Settanta. Come si intuisce dal titolo, il soggetto calza a pennello su uno degli evidenti propositi della serie, alimentare la fiducia nelle forze dell’ordine in un Paese che, da sempre, ne ha nutrita ben poca; non senza ragione, ad essere onesti. L’enfasi con cui si mostra tanto il lato umano della Polizia, incarnato da Solmi ma anche da Salemi, quanto la fiducia nella scienza al servizio della Giustizia, è perfino eccessiva ma, tutto ciò, si può accettare considerando i fini in qualche modo «educativi» dell’operazione. Tra i protagonisti dell’episodio spicca Silvia (Giovanna Grifeo), la giovane figlia del sequestrato che, coraggiosamente, decide di collaborare con la Polizia. Trovata quindi la giusta alchimia tra i vari protagonisti, in particolare tra Silemi e Solmi, anche la seconda serie si avvia ad un risultato più che lusinghiero. A cui, come detto, La polizia non deve essere avvertita fornisce un considerevole contributo.     


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