1583_QUI SQUADRA MOBILE - LA POLIZIA NON DEVE ESSERE AVVERTITA . Italia, 1976; Regia di Anton Giulio Majano
Con
il quarto appuntamento, La polizia non deve essere avvertita, la seconda
stagione di Qui Squadra Mobile arriva finalmente a regime di giri. L’episodio
riesce addirittura ad assurgere alla «dignità» di un film per il grande
schermo, con momenti di grande tensione, ma tutto quanto il racconto è ben
sostenuto dal punto di vista del ritmo. A voler essere pignoli, si può
sottolineare qualche eccesso di teatralità, nelle scene iniziali tra il capo
della Mobile Salemi, il commissario Solmi e l’accomodante Procuratore Melita (Dario
De Grassi), ma si tratta di una caratteristica tipica degli sceneggiati
dell’epoca. In seguito, le indagini e le scene d’azione, molto valide, stemperano
questi elementi e l’aspetto complessivo è di un poliziesco sobrio e robusto.
Come accennato, anche questa seconda serie prende ispirazione dall’attualità e
il tema di La polizia non deve essere avvertita sono i rapimenti a scopo
di ricatto, che stavano prendendo piede, all’epoca, nella Penisola. La
tempestività degli autori, Felisatti e Pittorru, che hanno colto questo spunto
con grande anticipo, non ha tuttavia permesso di sviscerarne appieno tutti gli
sviluppi. Quando l’episodio venne trasmesso, infatti, il 28 settembre 1976, suscitò
qualche perplessità il fatto che, nella storia, i beni della famiglia del
sequestrato non fossero bloccati dall’autorità, o che non si facesse nemmeno
cenno dell’eventualità. Il punto è che quando il soggetto venne steso, questi
aspetti non erano ancora emersi dalla cronaca, essendo il fenomeno giusto ai
suoi inizi. A parte questi elementi, come detto, la puntata è ricca di suspense,
soprattutto nelle scene in cui viene organizzata la trappola a danno dei
sequestratori. In quei casi anche la musica di Francesco De Masi è di grande
aiuto, alimentando la tensione con un motivo perfettamente in linea con altri
esempi del cinema d’azione degli anni Settanta. Come si intuisce dal titolo, il
soggetto calza a pennello su uno degli evidenti propositi della serie, alimentare
la fiducia nelle forze dell’ordine in un Paese che, da sempre, ne ha nutrita
ben poca; non senza ragione, ad essere onesti. L’enfasi con cui si mostra tanto
il lato umano della Polizia, incarnato da Solmi ma anche da Salemi, quanto la
fiducia nella scienza al servizio della Giustizia, è perfino eccessiva ma,
tutto ciò, si può accettare considerando i fini in qualche modo «educativi»
dell’operazione. Tra i protagonisti dell’episodio spicca Silvia (Giovanna
Grifeo), la giovane figlia del sequestrato che, coraggiosamente, decide di
collaborare con la Polizia. Trovata quindi la giusta alchimia tra i vari
protagonisti, in particolare tra Silemi e Solmi, anche la seconda serie si
avvia ad un risultato più che lusinghiero. A cui, come detto, La polizia non
deve essere avvertita fornisce un considerevole contributo.
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