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lunedì 25 novembre 2024

QUI SQUADRA MOBILE - RAGAZZI TROPPO FORTUNATI

1582_QUI SQUADRA MOBILE - RAGAZZI TROPPO FORTUNATI . Italia, 1976; Regia di Anton Giulio Majano 

Da sempre gli sceneggiati dell’epoca d’oro della televisione italiana non hanno mai brillato particolarmente per le scene d’azione. C’erano motivazioni tecniche –non sia avevano a disposizione budget degni del cinema per le scene in esterni convincenti– e artistiche –gli interpreti di scuola teatrale non erano particolarmente avvezzi all’azione. D’altro canto, questo tipo di attori erano indispensabili proprio per colmare le citate carenze produttive, perché riuscivano con la mimica o l’espressività, a trasportare il racconto e lo spettatore oltre alle scenografie, spesso piuttosto povere. Va precisato che tra gli esempi migliori dello sceneggiato italiano si annoverano moltissime produzioni di questo tipo, perché l’equilibrio di alcuni «originali televisivi» d’epoca rasenta il sublime. Tuttavia la seconda stagione di Qui Squadra Mobile è del 1976, quando, cioè, la golden age della Rai stava avvicinandosi al capolinea, e i costi produttivi erano cominciati a lievitare. Si già detto come i tempi di realizzazione furono piuttosto lunghi e anche le ambientazioni prevedono numerose scene in «esterni», ovviamente più impegnative anche sotto il profilo economico. Naturalmente un maggior budget non può essere un limite, questo è evidente, ma in questo caso, forse, rappresenta un piccolo rischio. Per capirci: la Rai aveva prodotto in quello stesso 1976 Sandokan (regia di Sergio Sollima) e l’anno precedente L’amaro caso della baronessa di Carini (di Daniele D’Anza), sceneggiati a colori che erano capolavori in grado di reggere il confronto scenico perfino con il cinema, e i cui budget erano ovviamente adeguati. È intuitivo che le risorse a disposizione per la seconda serie di Qui Squadra Mobile siano decisamente più contenute, eppure si percepisce un tentativo di migliorare, anche sotto questo profilo, la precedente proposta. Purtroppo sono proprio le scene d’azione, in questo terzo episodio in particolare quelle dell’inizio nella scena della finta rissa nel night, a destare perplessità. Il tema di Ragazzi troppo fortunati è il tentativo di innestare il disagio giovanili e la perdita dei valori tradizionali dalla nuova generazione, con la violenza tipica degli Anni di Piombo. Donatella Gallerani (Laura Becherelli), una ragazza di buona famiglia, è scomparsa: ma non si tratta di una scappatella. La giovane faceva parte della famigerata «banda della 126» e qualcosa, con i propri complici, deve essere andato storto. Non è un’indagine semplice, perché i feroci e determinati rapinatori non sono malavitosi ma insospettabili ragazzi benestanti, quelli «troppo fortunati» a cui fa riferimento il titolo. Tra questi, anche il figlio di un giudice, il che costringe gli uomini della Squadra Mobile ad andari coi piedi di piombo; l’unico a non appartenere ai ceti abbienti è Massimo Toschi (Mauro Gravina) che, compensa l’impossibilità ad essere strafottente per motivi di casta, con un’antipatia genuinamente personale. Ma sulle qualità caratteriali si può tranquillamente sorvolare: i ragazzi della banda della 126, dall’auto utilizzata per le rapine, sono veri criminali e non si lasciano intimorire nemmeno di fronte alla morte, pare accidentale, di una di loro, la Gallarani. L’indagine è ben gestita da Salemi, anche perché Vannucchi prende sempre più il centro della scena con la naturale classe. Solmi, della Omicidi, scivola sempre più nel macchiettistico, in questa puntata ha l’influenza e il suo continuo starnutire lo assimila ad una tipica spalla comica; combina, anche in questo caso, qualche mossa azzardata in autonomia, ma ormai anche Salemi sembra aver compreso che non è riconducibile del tutto al gioco di squadra. Tra gli altri personaggi, Moraldi ha finalmente un po’ di spazio in più, mentre torna ad avere un ruolo di rilievo l’agente Di Franco, seppure si fatichi a capire perché. Se la scena della rissa iniziale aveva, come accennato, destato qualche perplessità, la seconda parte con la serie di ispezioni nelle case dei ragazzi indagati, tutti residenti ancora in famiglia, è particolarmente funzionale. Lo stupore e l’indignazione dei genitori si sgretolano quando gli agenti trovano borsoni colmi di armi e denaro, prove inconfutabili dell’attività criminale dei ragazzi troppo fortunati.    


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