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sabato 4 dicembre 2021

GLI ANNI SPEZZATI

936_GLI ANNI SPEZZATI (Gallipoli); Australia1981; Regia di Peter Weir.

Per gli australiani la Grande Guerra doveva sembrare, e in effetti era, qualcosa di remoto e di importanza relativa. Certo, in qualità di sudditi della corona britannica, avrebbero dovuti sentirsi coinvolti: ma l’Australia era lontanissima dai luoghi dove si stava sviluppando il conflitto. Tuttavia quella che prenderà giustamente nome di Prima Guerra Mondiale finirà per arrivare fino in Oceania, coinvolgendo australiani e neozelandesi nell’ANZAC, un corpo armato creato ad hoc per l’occasione. Questo scarso sentimento di partecipazione degli australiani è mostrato dall’atteggiamento di Frank Dunne (Mel Gibson), ben poco risoluto ad andare ad arruolarsi, nel film Gli anni spezzati di Peter Weir. Sono invece già un po’ più coinvolti i suoi amici di sempre, che si uniscono alla fanteria senza per altro troppo entusiasmo, non riuscendo infatti a convincerlo. Diverso il caso di Archy Hamilton (Mark Lee): Archy era un interventista euforico, oltre che un giovanissimo atleta della corsa in velocità assai promettente, in grado di battere persino Frank, che era già uno che andava forte, nella locale gara. Tra assi della corsa scatta subito la scintilla e i due fanno amicizia; Archy vuole arruolarsi a tutti i costi in cavalleria, visto che è anche un ottimo cavaliere, ma è troppo giovane. Frank rimane scettico e, oltretutto, non è mai salito su un cavallo. Insomma, sembra proprio che Weir stia prendendo tempo raccontandoci le gesta di questi giovanotti più o meno ansiosi di andare a fare il proprio dovere per la patria. E’ lo stesso stratagemma narrativo usato da altri cineasti in occasioni simili, da La Grande Parata (1925, regia di King Vidor) a Il sergente York (1941, di Howard Hawks). 

Anche per gli americani la Grande Guerra era stata qualcosa a cui aggregarsi, nel loro caso addirittura in ritardo, e questo si rifletteva sulla struttura dei racconti dei film. Quasi che, per dare un quadro attendibile della situazione, prima di arrivare in trincea, luogo per antonomasia della Grande Guerra, bisognasse dare l’idea che per gli americani non fosse una cosa poi così urgente. Infatti entrambi i film citati concentrano le fasi belliche nella seconda parte delle pellicole e in modo simile opera Weir per Gli anni spezzati. Certo, forse c’è anche la necessità di comunicare la spensieratezza di questi giovani nel loro primo affacciarsi alla vita da adulti. Un andamento narrativo tenuto volutamente cosi vago è poi congeniale a mettere in risalto il brusco trauma che subiranno nel momento della verità ma, per il momento, c’è ancora tempo da perdere. 

Così, senza alcuna fretta, il racconto prosegue e dall’Australia ci si trasferisce in Egitto, passaggio per altro storicamente attendibile, per acclimatarsi alla prevista azione nel Mediterraneo orientale. Precisamente l’area delle operazioni è quella dello stretto dei Dardanelli, per uno sbarco previsto nei pressi di Gallipoli. Archy è poi riuscito ad entrare in cavalleria e ce l’ha fatta perfino Frank, anche perché l’impiego di cavalli, almeno in un primo momento, non è previsto. E con la sua velocità si guadagnerà presto il posto di portaordini, correndo come il vento tra le trincee e il comando nelle retrovie. La strategia dell’attacco prevede in un primo momento il fuoco d’artiglieria, per tenere occupati gli ottomani e dare il tempo alle truppe alleate di mettere piede sulla terraferma avanzando poi nell’entroterra. Per un banale equivoco, un breve ma significativo sfasamento temporale, sarà lasciato al nemico il tempo di rioccupare le postazioni difensive in trincea, una volta smesso il fuoco dai cannoni delle navi. Con i turchi schierati nuovamente ai loro posti in attesa, le truppe dell’ANZAC saranno mandate al massacro. Per avere l’ordine di fermare l’assalto bisogna rivolgersi al comando superiore, senza il quale non si può evitare quella gratuita carneficina. Frank ci prova, correndo come un matto tra i fischi dei proiettili, ma arriverà fatalmente troppo tardi. Non c’è molto altro da dire, sulla questione. La stupidità degli ufficiali militari non solo ci lascia senza parole, ma anche senza fiato. Proprio come Frank, alla fine della sua disperata, quanto inutile, ultima corsa.   


1 commento:

  1. australiani marpioni :)
    già il fatto che la loro valuta si chiama dollaro e non sterlina, l'ho sempre trovato sospetto :P

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