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mercoledì 8 dicembre 2021

ÇANAKKALE YOLUN SONU

938_ÇANAKKALE YOLUN SONU; Turchia, 2013; Regia di Kemal Uzun, Serdar Akar e Ahmet Karaman.

Uscito l’anno seguente di Çannakkale 1915 (di Yesim Sezgin), Çanakkale Yolun Sonu di Kemal Uzun, Serdar Akar e Ahmet Karaman, pur prendendo in oggetto un tema assai simile, si dimostra opera differente. Il film non ha avuto distribuzione italiana e il suo significato letterale è Çanakkale, la fine della pista. La storia raccontata è quella della Campagna dei Dardanelli nella Prima Guerra Mondiale e, essendo il film turco, il punto di vista è quello del paese che subì l’attacco degli Alleati. Il centenario degli storici eventi sarebbe occorso nel 2015 ma, vedendo le cose da fuori, sembra che in Turchia si sia scatenata una sorta di gara a chi arrivasse prima sugli schermi. In realtà, probabilmente, la contesa è di altra natura e assai più complessa da cogliere, per un semplice spettatore occidentale. La situazione politica della Turchia odierna è certamente un fattore che va ad influire pesantemente sul cinema, in particolar modo in opere che si rifanno ad un periodo tanto cruciale come quello oggetto del film in questione. Salta all’occhio, in modo clamoroso, il modo in cui è trattata la figura leggendaria di Mustafa Kemal Atatürk, il padre della Turchia moderna, celebrato da Çannakkale 1915 con tutti gli onori e invece quasi ignorato in Çanakkale Yolun Sonu. C’è davvero una strategia governativa nell’ottica di delegittimare la figura del padre storico che diede una forma laica alla nazione, in favore dell’attuale corrente politica più in sintonia con i dettami della religione islamica? 

Difficile farsi un’idea dall’Italia e, soprattutto, difficile farsela guardando Çanakkale Yolun Sonu dove, per la verità, non sembra (ma parlandone con la sensibilità in merito che può avere un italiano) che ci sia una mancanza di rispetto verso Mustafa Kemal. Per la verità, l’impressione è che nel film di Uzun, Akar e Karaman sia stata fatta una scelta narrativa migliore, rispetto a  Çannakkale 1915 in quanto sono stati messi al centro della scena dei personaggi comuni nei quali lo spettatore, anche quello occidentale, può immedesimarsi facilmente. Il protagonista, Muhsin (Gürkan Uygun) è un veterano della guerra dei Balcani e, arrivato al fronte, si mette in evidenza come cecchino formidabile. La posizione moralmente discutibile, persino in guerra, del franco tiratore è accennata in una riflessione di Muhsin con un commilitone, a testimonianza che c’è la consapevolezza, da parte degli autori, che questi aspetti debbano essere considerati anche in queste situazioni estreme. Tuttavia non sembra che ai personaggi sia lasciata grande possibilità di scelta e, in ogni caso, Muhsin ha la tempra per soprassedere a scrupoli morali che potrebbe essere pericoloso farsi venire quando impazza la battaglia.  
E’ un uomo deciso, coraggioso e generoso: rischia la sua vita per salvare la bella infermiera Behice (Birsen Berrak Tüzünataç) ma la traccia sentimentale, seppur ipotizzabile, è smorzata dall’eroico combattente che si mantiene correttamente fedele alla moglie lasciata a casa. L’unico caso in cui l’uomo in un certo senso fallisce, è nel tentativo di spedire il fratello Hasan (Umut Kurt), meno incline all’attività bellica, nelle retrovie. Anche perché, del tutto inaspettatamente, Hasan si rivelerà a sua volta un formidabile tiratore scelto. Nel film viene dato un certo rilievo anche alle file degli invasori, in particolare si mette in luce la figura di William Eagle (Ben Warwick) un cecchino britannico che entra in una sorta di gara con Muhsin. Entrambi in grado di sparare con massima precisione, capaci di uccidere a sangue freddo a ripetizione, entrambi feriti nel corso del film, si contenderanno la palma di miglior ammazzasette nel duello finale, con prevedibile vittoria dell’ottomano. Questo aspetto è però un indice del relativo, ma presente, rispetto verso il nemico di Çanakkale Yolun Sonu, visto che viene ammesso un confronto e, quindi, anche un certo grado di comparazione. Una sostanziale differenza con Çannakkale 1915 dove il nemico era confinato oltre la trincea o nell’ingessato comando a bordo della flotta britannica. Il finale, con l’estremo sacrificio di Mushin che permette la vittoria turca, da una parte sembra una celebrazione del milite ignoto, un concetto un po’ meno retorico dell’eroe conclamato; dall’altra, per via dell’esplosione suicida, mette un po’ di inquietudine. Ma forse è solo un preconcetto occidentale.  


 
 Birsen Berrak Tüzünataç

2 commenti:

  1. L'hai visto con i sottotitoli? 🙂
    adesso che si sono messi a proporre le soap opera turche qui da noi, magari ne approfitteranno per andare a recuperare anche film come questo...

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  2. Si certo, l'ho visto coi sottotitoli. Ho dovuto ingegnarmi un attimo per poter accedere a questo tipo di opere che in italiano non sono disponibili. Sul fatto che propongano questi film ci credo poco ma vedremo. E' un peccao perchè è interessante vedere questo tipo di film, al netto della specifica qualità dell'opera, ma giusto per sentire anche la campana di paesi di cui spesso non conosciamo il punto di vista.

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