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giovedì 9 settembre 2021

JERICHO - DARK SAND

889_JERICHO - DARK SAND. Regno Unito, 1937; Regia di Thornton Freeland.

Risultato decisamente positivo, Jericho ha alle spalle una vicenda produttiva piuttosto curiosa. Intanto, che nel 1937, il centro della scena se lo prenda un attore di colore, è già una cosa abbastanza insolita: che poi il Jericho Jackson sia un valoroso con spiccate doti di leader, che nel film la faccia in barba all’esercito americano, diserti scampando la pena di morte, si rifaccia una vita nel Sahara, si sposi con la bella della nostra storia ed abbia anche un marmocchio, beh, ce da rimanerne stupefatti. Il Jericho in questione è interpretato dal colossale, in tutti sensi, Paul Robeson che sciorina un’interpretazione da navigata star del cinema condita da una serie di brani cantati con la sua potente voce baritono-basso. Robeson era americano ma, al tempo, si era quasi stabilito in Inghilterra, per via dei numerosi concerti ma nel frattempo partecipò alla realizzazione di alcuni film. Uno di questi è appunto Jericho, (il cui titolo quando successivamente uscì negli States fu Dark Sand). Curiosamente, il film, ambientato durante la Prima Guerra Mondiale, prende il via su una nave da guerra americana su cui viaggia un reparto di soldati, ufficiali a parte, composto da soli uomini di colore. Navigare nelle acque oceaniche nella Grande Guerra era pericoloso e, infatti, ecco saltare fuori il sommergibile tedesco di turno che prontamente silura la nave degli americani. L’imbarcazione sta colando a picco, c’è un fuggi fuggi generale ma alcuni uomini sono rimasti intrappolati dietro una pesante porta; il caporale Jericho Jackson si prodiga insieme ad un commilitone per aprire il pesante portello ma sopraggiunge un sergente che intima ai due di lasciare la nave. Jackson non ne vuole sapere e allora il sottoufficiale, forse per farsi ubbidire, estrae la pistola, il caporale, che è una mezza montagna, giova ricordarlo, lo spintona via. Il sergente cadendo picchia la testa e muore; intanto Jackon è riuscito ad aprire la porta e gli uomini intrappolati possono andare in salvo sulle scialuppe. Malignamente, si può notare come ad una produzione inglese sorrida un po’ l’idea di mostrare l’ottusità dei militari americani, in quanto Jericho finisce davanti alla corte marziale per aver disobbedito agli ordini e causato la morte di un superiore. 


Il capitano Mack (Henry Wilcoxon), diretto superiore di Jericho non si dà pace, conoscendo perfettamente il suo caporale e comprendendo, com’è evidente, che la morte del sergente era stata incidentale. Senza contare gli uomini salvati dall’operato di Jackson. Ma la disciplina militare non permette questi sentimentalismi e i tentativi di Mack sono vani; non resta che provare a scrivere direttamente a Washington, anche perché è Natale e magari si può sperare in un maggior grado di magnanimità. Vista la sua capacità canora, e la sua popolarità presso la truppa, Jackson chiede, e ottiene, di uscire di cella per partecipare alla funzione religiosa; Mack impegna la sua parola che il suo sottoposto non tenterà di fuggire. Ma un guardiano un po’ distratto e soprattutto la sua pistola troppo in vista, sono un’esca irresistibile per Jericho che, evidentemente, non deve nutrire troppa fiducia nella domanda di grazia. L’uomo riesce a fuggire e finisce a bordo di un peschereccio con cui fa perdere le tracce; il capitano Mack ne paga le conseguenze finendo degradato e condannato a cinque anni di carcere militare. Come si vede, si tratta di una vicenda abbastanza insolita ma siamo ancora nella prima parte del film e le sorprese non sono mica finite. Jericho e Mike (Wallace Ford) l’uomo con cui si trova a dividere la barca, finiscono in Nord Africa e l’area sahariana sarà il teatro delle operazioni per il resto del film. Il militare afroamericano aveva competenze mediche e questa sua capacità gli guadagnerà presto la stima e l’ammirazione delle popolazioni native. 

La sua naturale leadership, agevolata dalla possente figura e dalla potente voce, le fanno assumere la guida della sua tribù di beduini ma presto riunisce tutti i vari gruppi di nomadi e organizza una grande carovana per recarsi a prendere il sale. Tra le altre cose, sgomina una banda di predoni e si sposa con la bella Gara (Princess Kouka); insomma, un clamoroso ritorno al continente d’origine, per un afroamericano! Ma naturalmente qualcosa manca all’appello dei conti da saldare: Mack, terminato di scontare la sua condanna, nonostante la guerra sia finita, vuole essere riabilitato e si mette in moto per cercare di trovare quel fuggitivo che gli ha rovinato la carriera. 

Con una serie di opportune combinazioni narrative, Mack scova dove è finito Jericho vedendolo in un reportage cinematografico. A quel punto l’ex capitano si precipita nell’accampamento del suo vecchio caporale che, sul momento, lo accoglie calorosamente. Era stato proprio grazie all’intercessione di Mack che Jericho aveva avuto la sua chance, infatti. Il nuovo venuto ha però intenti non proprio amichevoli, in quanto vuole riportare il caporale Jackson di fronte alla corte marziale. La situazione si fa tesa, Jericho comprende di aver causato dei guai al suo capitano e si dimostra dispiaciuto, Mack, da parte sua, comprende la buona fede dell’amico. Ma, mentre discutono per arrivare a queste conclusioni, gli uomini di Jericho vedono l’atteggiamento minaccioso dello straniero e si agitano. A quel punto è Jericho a dover aiutare Mack nella fuga con una situazione completamente ribaltata rispetto a quanto avvenuto in precedenza. La cosa è rimarcata anche figurativamente: se un bianco aveva aiutato un nero a fuggire una prima volta, ora è Jericho, nel suo bianco mantello sahariano, ad aiutare Mack, con il lungo giubbotto nero da pilota, a levarsi di torno. Jericho, sempre impulsivo, quando arrivano all’aereo vorrebbe addirittura partire con Mack, per aiutare il suo capitano a riscattarsi. Ma il capitano lo beffa, lasciandolo a terra e regalandogli il meritato lieto fine trionfale. Il tutto, ovvero un film in cui un personaggio di colore è l’assoluto protagonista, non paga le ingiuste condanne, diviene il capo di un popolo assai più chiaro di carnagione come sono i beduini nordafricani, si sposa l’unica donna in circolazione, ha un figlio e ottiene il perdono dall’amico, in un’opera in cui ci si riferisce al nostro con il termine di negro (nell’inglese originale). Alla faccia dei benpensanti di oggigiorno. 


Princess Kouka



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