885_TRADER HORN - IL CACCIATORE BIANCO (Trader Horn). Stati Uniti, 1973; Regia di Reza Badiyi.
Remake dell’omonimo film del 1931, Trader Horn è un onesto prodotto d’avventura per la regia di Reza
Badiyi. Il cineasta di origini iraniane, più avvezzo alle produzioni
televisive, se la cava col mestiere anche alle prese col grande schermo,
limitandosi ad imbastire un solido canovaccio. Rod Taylor è il personaggio che
dà il titolo al film, Trader Horn, un
inglese che vive in Africa facendo la guida per i safari di facoltosi turisti
occidentali. L’uomo è ben contento di vivere nel suo paradiso naturale in
disparte ma lo scoppio della Prima Guerra
Mondiale lo rimette al centro dell’attenzione. Gli inglesi lo reclamano, in
quanto guida esperta e suddito della corona, mentre il suo amico Emil DuMond (Jean Sorel) richiede il suo aiuto per ricercare
una miniera di platino. Horn si nega a tutti, nonostante Emil ricorra anche a
ostentare le grazie della sua fidanzata Nicole (Anne Heywood) per cercare di
convincere l’inglese. Niente da fare, Horn sembra irremovibile. Poi la situazione
precipita: le truppe inglesi, che ora ricercano Horn in qualità di traditore,
irrompono nella residenza coloniale di DuMond. E’ stato forse lo stesso Emil ad incaricare uno dei suoi uomini di condurre lì il colonnello Sinclair (Don
Knight) e i suoi militari, fatto sta che ora sono costretti tutti a darsela a
gambe e certo questo fa il gioco di DuMond, che offre a Horn una rapida fuga su
un’imbarcazione. Insomma, pretesti narrativi a parte (era evidente che la sola
presenza di Nicole sarebbe bastata) ci si trova in fuga dagli inglesi e sulle
tracce di questa misteriosa miniera di platino nel cuore dell’Africa nera. Badiyi non si lascia
scappare nessuna possibilità offerta dal folcloristico paesaggio e mette nel
suo obiettivo tutte le specie animali possibili, senza disdegnare uno sguardo
alle varie etnie tra cui non possono mancare, visto il periodo di uscita del
film, i famigerati cannibali. Non c’è però il tempo per approfondire questa
possibilità così la caccia al tesoro continua, con Horn che, nel frattempo, lavora ai fianchi Nicole spodestando,
abbastanza agevolmente, Emil dal cuore della ragazza. DuMond la prende un po’
male e la tensione tra i due uomini, dal principio latente, diventa via via più
manifesta. Arrivati in vista della miniera, i nostri scoprono che i soldati
tedeschi la stanno sfruttando facendo lavorare come schiavi gli indigeni. Horn
decide di aiutare gli africani a ribellarsi: ecco una causa che sente propria,
a differenza di quella inglese o anche dell’impresa del platino. Emil non è invece
minimamente interessato a nulla che non sia il recupero del prezioso metallo.
In questo frangente il regista Badiyi dimostra una buona intraprendenza
narrativa perché il colpo di scena finale, col sacrificio di Emil che permette
la libertà degli schiavi, è un passaggio degno di un cinema superiore alle
pretese stesse di Trader Horn. L’arrivo
tardivo sulla scena della truppa agli ordini del colonnello Sinclair è l’ultimo
sberleffo agli inglesi: vorrebbero arrestare Horn invece devono ammettere che
ha compiuto un’impresa che merita la medaglia, sgominando il reparto nemico. Il
film è una produzione americana ma è precisa e ficcante la descrizione dell’abilità britannica di girare le storie sempre a modo loro: perfino i
disertori li fanno diventare eroi.
Nicole Mercer
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