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mercoledì 7 ottobre 2020

I PISTOLERI MALEDETTI

646_I PISTOLERI MALEDETTI (Arizona Raiders)Stati Uniti, 1965. Regia di William Witney.

William Witney, il regista de I pistoleri maledetti, era una delle tipiche rotelle del sistema hollywoodiano: capace come pochi di adeguarsi alla bisogna, regista, aiuto regista, montatore, attore, sia per il cinema ma soprattutto per la televisione. Insomma, un lavoratore duttile. Ma non certo un autore nel senso generalmente usato del termine: e se si cerca una sua cifra stilistica ne I pistoleri maledetti, si rimarrà delusi. Arizona raiders, questo il titolo originale dell’opera, è un western di serie B che non va oltre il mero intrattenimento, legato solamente alla presenza del bravo Audrey Murphy coadiuvato da Ben Cooper e Buster Crabbe. Nonostante il film esca nel 1965, Witney non sembra risentire delle recenti influenze del genere, siano esse i temi crepuscolari o addirittura quelli più espliciti degli spaghetti western, che già spopolavano. Il riferimento, oltre alla consolidata impalcatura da B-movie, sono piuttosto i film di oltre un decennio precedente che avevano per protagonisti i fuorilegge, un filone che furoreggiò prima che il western si consolidasse come genere classico per antonomasia, con eroi generalmente più smaccatamente positivi. Non che in I pistoleri maledetti ci siano al centro della scena moderni anti-eroi: l’eroe è sempre il buono della storia, soltanto che non è di stirpe nobile, come nei poemi della tradizione europea, ma è un bandito, come da più prosaica e violenta prassi americana. Nel film si fa il nome della banda Quantrell, ma il riferimento da cogliere è naturalmente William Clarke Quantrill, criminale di guerra della peggior specie, alla guida di una sorta di milizia confederata, durante la Guerra Civile americana. Tuttavia, al di là di una discreta professionalità, I pistoleri maledetti non riesce ad andare e allora nel bilancio complessivo finiscono per pesare in modo eccessivo le troppe superficialità sparse a piene mani. Curiosa la scelta delle due introduzioni, obiettivamente superflue, (almeno una delle due); forse il tentativo di dare corpo, almeno in termini di durata, all’opera. Ma è un escamotage buono solo per assimilare la durata del film, almeno nei dati tecnici, ad un prodotto ordinario.     






Gloria Talbot




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