Translate

venerdì 6 novembre 2020

LO STRANIERO

663_LO STRANIERO (The Stranger). Stati Uniti; 1946. Regia di Orson Welles.

Pare che lo stesso Orson Welles ritenesse Lo straniero un’opera impersonale, giusto la dimostrazione di essere in grado di dirigere un film. Naturalmente se c’è una persona a cui non dovremmo credere per principio, questa è Orson Welles (il programma radiofonico War of the Worlds docet); in effetti Lo straniero avrà anche i suoi difetti ma è comunque un film godibile. Tra i difetti c’è senz’altro un certo manierismo generale, per cui, ad esempio, anche grazie alla straordinaria fotografia in bianco e nero di Russell Metty, spesso il lungometraggio sembra un film espressionista tedesco in modo un po’ troppo scontato. Lo stesso effetto lo provoca Welles nella recitazione mentre interpreta l’ex gerarca nazista: è il suo modo di recitare sopra le righe, d’accordo, ma in un simile contesto sembra quasi un attore del cinema muto ancora non aggiornatosi completamente al registro interpretativo del sonoro. Un altro tassello poco incisivo è forse l’interpretazione di Loretta Young, nei panni della moglie del criminale nazista; l’attrice non riesce a dare l’ambiguità necessaria al passaggio cruciale, o forse è la sua parte che è troppo lineare, per cui il suo personaggio finisce per essere un po’ troppo passivo nell’accettare le varie svolte della trama. Nella sua incertezza, riesce però in modo convincente nella scena in cui maldestramente rompe la collana di perle per il timore del contatto con il marito. 

Per restare nel cast, anche se Edward G. Robinson non è certo il prototipo del detective, è comunque attore in grado di cavarsela egregiamente sebbene non sia una delle sue interpretazioni memorabili; in ogni caso la sua performance è fuori discussione. Un film di genere come Lo straniero concretizza, come da manuale, il suo culmine col finale, e Welles realizza una scena tremendamente eccessiva, di grandissimo impatto visivo ed emotivo che sarcasticamente riuscì a rendere accettabile per la censura del tempo. La morte spettacolare di Kindler, il personaggio di Welles, infilzato dalla spada della statua dell’angelo sulla torre dell’orologio, può sembrare un incidente, ma forse proprio la competenza in merito di meccanismi di orologeria, uno degli indizi che l’hanno compromesso, potrebbe significare in realtà un suicidio mascherato da evento imponderabile. Perché, se c’è di mezzo Welles, dubitare di ciò che appare è sempre più che lecito. 





Loretta Young






Nessun commento:

Posta un commento