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lunedì 16 novembre 2020

LA SIGNORA PRENDE IL VOLO

668_LA SIGNORA PRENDE IL VOLO (The Lady Takes a Flyer)Stati Uniti1958. Regia di Jack Arnold.

Jeff Chandler, con una giacca elegante, è al comando di un vecchio aereo al quale si ferma improvvisamente uno dei quattro motori. Mike, il tizio interpretato dall’attore americano, non se ne preoccupa e addirittura tranquillizza la torre di controllo; poi si spegne anche un altro motore e, a quel punto, l’atterraggio riserverà qualche brivido. Ma non più di tanti all’esperto pilota che, arrivato sano e salvo, scende dall’aereo, intasca i soldi per il trasporto del velivolo e se ne va come se nulla fosse, mentre i mezzi antincendio cercano di evitare che i serbatoi dell’aeroplano esplodano. C’è già un po’ tutto quanto il film, almeno nel suo essere soltanto un piccolo divertimento, in questo inizio. Duole infatti un po’ dirlo ma La signora prende il volo è un film deludente e, se il bravo regista Jack Arnold cerca di non prendersi sul serio, anche prima della fine il suo lavoro mostra inevitabilmente la corda. Non basta Lana Turner, nonostante il suo lanallure, (cosi veniva definito il fascino, l’allure, di Lana): anzi, la diva, per quanto anche in tuta da pilota sfoggi perfette permanenti e impeccabili linee anatomiche, patisce la mancanza di nerbo della vicenda. Il fascino della Turner, sempre difficile da decifrare, nel suo essere patinato splendeva nelle storie più torbide (basti pensare alla più celebre: Il postino suona sempre due volte, di Tay Garnett, 1946) ma in La signora prende il volo il copione le riserva un ruolo ben differente. Nel quale la diva fatica: se è improbabile nelle vesti di pilota, è ancor meno credibile nelle parti di madre che cerca di far ragionare il marito. Il discorso alla base del film è sacrosanto, d’accordo: si cerca di responsabilizzare la figura del padre all’interno della famiglia. Ma che a farlo sia la Turner, alla quale non è dato nemmeno il tempo per approfondire un po’ la personalità di Maggie, il personaggio che interpreta, appare controproducente. Maggie è socia con Al (Richard Denning) in una scuola di volo. Arriva Mike, vecchio compagno d’armi di Al e, insieme alla donna, decidono di aprire una società di commercio e trasporto velivoli. Tra Al e Maggie c’è una timida intesa, tanto timida che Mike soppianta l’amico e sposa la ragazza. Questo triangolo poteva essere la base per una vicenda melodrammatica ma, il clima del racconto, come detto, è leggero quanto la resistenza di Al alla manovra dell’amico. 

Maggie rimane incinta e, alla nascita della bambina, cerca di convincere Mike a passare più tempo in famiglia; invano. Mike è un vero scavezzacollo e proprio non ce la fa chiuso nelle mura domestiche. La Turner, sulle cui spalle poggiano le uniche possibilità di riuscita del film, costretta ora in una anonima tuta da pilota ora nelle vesti di casalinga, non trova sponde adeguate per sfoderare il suo fascino e finisce addirittura per passare per vecchia, benché i 37 anni dell’attrice non fossero nemmeno portati malissimo. Certo, da un punto di vista anagrafico, il paragone con la pilota interpretata da Andra Martin, che di anni ne aveva 23, non è troppo lusinghiero: il che non giustifica la condotta di Mike il quale, pare, finisca per flirtarci. Ma, appunto: anche il presunto tradimento non è un elemento concreto e quindi anche questo triangolo sentimentale non è sfruttato da Arnold che, se in un primo momento aveva sorretto il racconto con buone dosi di ironia, alla lunga finisce per portare avanti il film in modo troppo ordinario. Nel finale c’è il tentativo di alzare un po’ la soglia di attenzione, con i problemi di Maggie che rischia di schiantarsi con il suo aereo: tecnicamente la sequenza funziona, ma non basta. Insomma, la battuta è prevedibile ma, se La signora prende il volo, il film rimane desolatamente a bassa quota.    






Lana Turner








 
Andra Martin



2 commenti:

  1. la trama infatti mi sembra alquanto irritante... però simpatica la battuta finale della rece :D

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  2. Per me Jack Arnold è un mito ma questo film, in effetti, lascia un po' a desiderare...

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