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venerdì 20 novembre 2020

IL MOSTRO

670_IL MOSTRO . Italia1977. Regia di Luigi Zampa.

Dopo i trascurabili esordi, il cinema di Luigi Zampa aveva potuto contare su una solida capacità registica, che accompagnava i momenti migliori dell’autore ma non veniva meno quando la carica grottesca sfociava, o rischiava di sfociare, in un certo qualunquismo tipicamente all’italiana. Con Il mostro l’autore si lancia però in un’operazione un po’ azzardata: una critica a certi mezzi utilizzati dal sistema, utilizzando gli stessi metodi messi sotto accusa. Che Il mostro sia un testo metalinguistico è chiaro sin da subito: è un film giallo, il pretesto narrativo è la ricerca dell’assassino a cui è intitolata l’opera, e il protagonista Valerio Barigozzi (Johnny Dorelli), oltre ad essere un giornalista, scrive appunto romanzetti gialli. Un po’ come se il personaggio si trovasse in una delle sue storie da quattro soldi. Per la verità, Il mostro, dal punto di vista narrativo è un buon film, scorre piacevolmente e non presenta particolari difetti. E’ la capacità registica di Zampa che non è venuta meno nemmeno in questa occasione, lasciandoci una storia godibile. L’opera diventa però meno convincente se si presta ascolto ai tanti suggerimenti metalinguistici e sociologici di Zampa: a quel punto, il qualunquismo dell’autore sembra in questa circostanza superare la misura. Zampa, infatti, mette in moto un’autentica macchina tritatutto, scandagliando in chiave di feroce critica negativa tutti gli aspetti della società italiana senza risparmiare niente e nessuno. La stampa e la famiglia sono sotto il fuoco più intenso, letteralmente demonizzate dal regista romano; ma anche l’ambiente culturale, dal cinema stesso fino addirittura ai fumetti, non viene risparmiato. 

Tra le istituzioni o i riferimenti nazionali menzionati nel film, forse solo le forze dell’ordine vengono in parte lasciate perdere, anche se non sono mostrate come organizzazioni efficienti. Il punto nevralgico del discorso di Zampa è che la violenza pervade la società in ogni livello, in ogni strato, in ogni anfratto, e il futuro del paese non può essere che fosco, come esplicitato nel finale, perché i giovani, cresciuti in un ambiente violento, non potranno che essere violenti. Il che è anche un’analisi plausibile; a maggior ragione in Italia nel 1977, visto che si era nel pieno degli anni di piombo. Ma l’idea di immergere tutta quanta la storia e i suoi protagonisti, praticamente senza distinzioni, in una luce negativa, toglie di fatto possibilità di analisi critica al testo. Nell’Italia mostrata ne Il mostro, diventa quasi legittimo assumere comportamenti scorretti e opportunistici, se non proprio esplicitamente violenti: se la scorrettezza diviene la regola, è quasi naturale adeguarcisi. Nella storia manca completamente una qualsiasi sponda morale che, nel caso affiorasse, viene comunque affogata dal cinismo erosivo di Dorelli che in questo è magistrale; sebbene non si capisca bene se questo possa essere una nota di merito o di demerito. 

Il tutti contro tutti senza alcuna regola sottrae forza alla eventuale critica pensata da Zampa: qui è tutto da buttare e anche il ravvedimento del protagonista è in effetti troppo tardivo. In questo senso il film diviene così troppo scoraggiante, induce a non provare nemmeno a migliorarsi per sistemare almeno un po’ lo stato delle cose, perché la situazione sociale illustrata ne Il mostro non concede alcuna speranza e nemmeno illusione. A questi motivi di scetticismo, per la valutazione dell’opera nel suo complesso, si aggiunge l’ulteriore incoerenza già citata, ovvero di una critica alla violenza nella società, nell’arte, nel cinema, fatta attraverso un film che racconta, attenendoci alla sola trama gialla, di una serie di omicidi. Insomma, Zampa è un bravo regista e Il mostro è un film divertente; ma forse è meglio non andare oltre a questo. 
Tralasciando il fatto che Sydne Rome è sprecata.   


   Sydne Rome










3 commenti:

  1. me lo sono visto su rai play, in questa notte fra Natale e Santo Stefano, mi ha messo una certa angoscia ⊙﹏⊙ ti chiedo scusa per la domanda che ti avevo fatto che sembrava un commento un po' "freddo", del resto questo blog non è un'enciclopedia ed era giusto che mi vedessi il film :)
    le varie strategie per vendere più copie del giornale hanno in effetti qualcosa di fumettoso, con quel tono sempre un po' sopra le righe...
    Barigozzi è un personaggio alquanto irritante, ma vedendolo finire in carcere e poi vittima della moglie se non della vita stessa che lo ha reso padre di un assassino, si finisce per avere una certa compassione nei suoi confronti...

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  2. Ah, scusa ma non ricordavo di non averti risposto. Il fatto è che per accettare il commento devo fare il log-in nel sito, mentre per rispondere torno qui sulla pagina pubblica. Poi tieni conto che, in condizioni normali, io il blog lo preparo con un certo anticipo, ripescando anche recensioni dall'archivio, per cui non è detto che sia fresco sui dettagli a cui faccio riferimento. Io stesso se riguardo un film spesso non ricordo la maggior parte dei particolari. Utile, Rai Play, comunque.

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