309_ULISSE . Italia 1954; Regia di Mario Camerini.
Peplum italico per
cui non bisogna avere timore di usare il termine ‘capolavoro’, Ulisse di Mario Camerini è un film che
incarna perfettamente gli stilemi del genere. Maestoso nella messa in scena,
avvincente nelle gesta raccontate, affascinante nelle scelte visive, Ulisse non spreca nessuno dei minuti
dello spettatore. La storia è quella del poema epico Odissea di Omero, adattata alle contingenti necessità cinematografiche. Del resto, il genere peplum in Italia aveva già il suo bel
daffare a soddisfare la fame di eroi delle masse che si affrancavano dalla
miseria della guerra, per potersi permettere il lusso di rimanere rigoroso ai
testi originali. E chi volesse saperne di più, poteva farlo leggendo
direttamente Omero; magari il film poteva anche essere inteso come stimolo ad
approfondire. Ma, al di là di queste empiriche argomentazioni, è chiaro che l’interesse
maggiore, in Ulisse, come in altri
esempi del genere, era dato dalle
storie appassionanti ma, soprattutto, dalle figure dei protagonisti. In primo
luogo dall’eroe maschile, qui un fantastico Ulisse interpretato da un Kirk
Douglas in grandissimo spolvero. Alcuni suoi passaggi, dialoghi o scene di azione,
sono da manuale del perfetto eroe: su tutte quella nel finale, quando si scatena come una vera iradiddìo contro i Proci, tanto che anche Penelope (Silvana Mangano) ne rimane spaventata. La prima
freccia del suo famoso arco la dedica al più infido dei pretendenti al suo
trono, Antinoo (Anthony Quinn) e la scaglia con tanta rabbia che il dardo trapassa
il torace dell’uomo in modo clamoroso.
Dal canto suo, il citato Quinn si conferma valido attore
soprattutto per i ruoli ambigui: in questo caso deve barcamenarsi tra il
tracotante e l’infingardo, non ha quindi alcuna sponda positiva, ma riesce
ugualmente a cavarne un ruolo interessante, proprio per il suo innato fascino
ombroso. Ma, naturalmente, a contendere il centro della scena a Douglas non è
certo Quinn, ma Silvana Mangano. Il suo è uno dei casi in cui, in un peplum smaccatamente avventuroso e
quindi basato sul carisma maschile dell’eroe di turno, lo charme della protagonista arrivi a rubare la
scena al prim’attore; questo poteva accadere per l’eccezionale fascino di
queste interpreti, come appunto la Mangano. E pensando che l’eroe di turno in
questione è nientemeno che Kirk Douglas, è tutto dire.
Per chiudere, si può ricorrere alle parole dello stesso Ulisse
in riferimento alla possibilità offertagli da Circe di divenire immortale come
gli dei; e facciamolo riportando il suo rifiuto confermando, al contempo, la sua previsione:
se un giorno gli uomini parleranno di me,
lo faranno con orgoglio, perché sono stato uno di loro.
Silvana Mangano
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