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domenica 15 aprile 2018

RIVOLTA AL BLOCCO 11

131_RIVOLTA AL BLOCCO 11 (Riot in Cell Block 11). Stati Uniti, 1954;  Regia di Don Siegel.

Ispirato all’ondata di rivolte che imperversarono nelle carceri americane dei primi anni ’50, Rivolta al Blocco 11 di Don Siegel è un film sobrio e asciutto che si apre quasi come un documentario, ma anche quando la storia raccontata prende corpo, non molla mai la presa dal nocciolo della questione. La questione in ballo è la condizione in cui sono tenuti i detenuti, davvero inumana; e questo è già inaccettabile di suo, ma è soprattutto la prima causa di quei disordini che hanno attraversato bene o male tutti gli istituti di pena del paese. L’argomento era certamente scottante e anche contingente, le rivolte scoppiarono nel 1952 e il film di Siegel è di due anni successivo e, forse anche per questo, il regista nato a Chicago opera questa scelta quasi documentaristica, per un film che ha il sapore di un atto di denuncia di stampo giornalistico. Tra i detenuti del famigerato Blocco 11 ce ne sono di tutti tipi, alcuni autentiche carogne (del resto è un carcere), come ad esempio Carnie (Leo Gordon), ma la sostanza delle loro richieste rimane legittima e condivisibile. La pensa così anche il direttore del carcere Reynold (Emile Meyer) che è disponibile a trattare con il leader della rivolta, Dunn (Neville Brand), un tipo duro ma non del tutto negativo. Una volta risolta la contesa, pur dopo numerose e prevedibili vicissitudini, i politicanti sconfesseranno l’accordo, e Dunn, forse colpevole di una visione troppo sindacalista con la sua battaglia in nome collettivo, simbolicamente pagherà con l’ergastolo.
Anche questa era, ed è, l’America.   









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