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venerdì 13 aprile 2018

LE JENE DI CHICAGO

130_LE JENE DI CHICAGO (The narrow margin). Stati Uniti, 1952;  Regia di Richard Fleischer

Con pochi anni di carriera alle spalle, il trentaseienne Richard Fleischer può già essere considerato un esperto del genere noir: Bersaglio umano, Seguimi in silenzio, Sterminate la gang! Dopo questi già validi tre titoli, arriva la definitiva consacrazione con Le jene di Chicago: film teso e avvincente, fila dritto come il treno su cui è in gran parte ambientata la storia. Gli sviluppi della trama corrono anche loro dannatamente e si fatica a tenere il passo: siamo inevitabilmente in ritardo, anche rispetto al protagonista, il detective Walter Brown (Charles McGraw), che si accorge prima di noi dell’equivoco da lui stesso generato e che mette in pericolo Mrs Ann Sinclair (Jaqueline White). Ma del resto lo dice la stessa donna al detective: quando il treno marcia spedito è arduo capire come realmente stiano le cose, che invece si chiariscono meglio durante le soste. Nel film di Fleischer, però, di soste ce ne sono poche, e quindi siamo in costante affanno, divisi tra la paura di quello che può accadere alla ragazza che il detective deve proteggere, Frankie Neal (una sinuosa Marie Windsor) e il dubbio se valga la pena darsi tanto da fare per un tipo di donna “a buon mercato, volgare, vistosa e perfida come una vipera”, per usare le stesse parole del detective.

Una donna che non vale i 5 dollari della scommessa fatta con il collega poliziotto; figuriamoci la vita dello stesso compagno che viene ucciso appena presa in consegna la preziosa testimone. Già, perché Frankie è la vedova di un gangster e deve ora testimoniare a processo rivelando i membri della gang del marito. Ma le cose non sono come sembrano, non sul treno di Le jene di Chicago: il viaggiatore grasso, non è solo un comune passeggero, il bambino non è figlio di Nanny, che è la sua governante, ma di Mrs Ann che, a sua volta, non è una semplice donna in viaggio di piacere: insomma, più ci si avvicina alla meta, più ci si accorge che quanto si supponeva era sbagliato. Del resto anche il film si risolve con il detective che riesce a fregare il gangster (che tiene Mrs Sinclair in ostaggio) guardandone il riflesso: insomma, per capire le cose non basta guardarle direttamente, occorre un sguardo di lato, riflesso appunto.

E poi c’è l’oggetto della storia, la ragazza presa in custodia (e che è la protagonista passiva della vicenda, ovvero colei che viene presa in consegna, custodita e consegnata) che solo dopo essere uccisa si rivela completamente l’opposto di quanto apparsa ad un primo sguardo. Anzi, nel suo caso l’apparenza ingannò due volte: Frankie Neal non solo non era la moglie di un gangster, ma era addirittura una poliziotta che indagava sulla corruzione nella stessa polizia.
E comunque valeva molto di più di 5 dollari.  




Marie Windsor




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