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giovedì 25 gennaio 2018

LA NOTTE HA MILLE OCCHI

91_LA NOTTE HA MILLE OCCHI (Night has a thousand eyes). Stati Uniti, 1948;  Regia di John Farrow.

Alla base di questo inquietante film noir con risvolti sovrannaturali, c’è l’omonimo romanzo di Cornell Woolrich (pubblicato con lo pseudonimo di George Hopley), uno scrittore che è una garanzia in fatto di buoni soggetti. Il regista John Farrow si muove con diligente applicazione e riesce a conferire alla pellicola il senso angosciante che era l'essenza del plot narrativo; la capacità eccellente di un mostro sacro come Edward G. Robinson, nei panni del protagonista, permette al film di fare il definitivo salto di qualità e meritarsi un posto d’onore tra le opere strettamente di genere. Robinson nel film è John Triton, un sedicente mago che scopre, suo malgrado, di avere realmente poteri paranormali. Accusato di essere un imbroglione che sfrutta le circostanze, proverà, al contrario, in tutti i modi a salvare la vita alla figlia degli ex soci (una deliziosa Gail Russel nel ruolo di Jean Courtland), anche a costo della propria. Fase iniziale a parte, il film sposa, nei confronti dello spettatore, quasi subito la tesi della genuinità dei poteri soprannaturali di Triton, anche a fronte delle controprove portate dalla polizia; non è infatti tanto sul dubbio della fondatezza di queste doti che si gioca il fulcro della storia. Il film sembra cominciare dalla fine, con una scena di un salvataggio all’ultimo secondo degna di un finale al cardiopalma; ovviamente poi si apre un lungo flashback che ci fornisce i dettagli iniziali della vicenda. Ma si tratta solo della prima parte del film, che serve a scaldare la tensione e a preparare una seconda metà davvero avvincente. 

 Anche questa parte finale del film è giocata con un’anticipazione, stavolta legata alle nefaste premonizioni di Triton: una serie di accadimenti (alcuni anche possibili, come il fiore calpestato o la raffica improvvisa di vento, altri davvero improbabili come la vista della zampa di un leone) che culminerà con la morte di Miss Courtland. A prima vista sembra impossibile che si possano avverare tutti, e in sequenza poi; ma, in ogni caso, la polizia cerca di osteggiare questa successione di eventi, sia nel tentativo di salvare la vita a Miss Courtland che soprattutto per dimostrare la malafede del mago. Lo scorrere dei giorni, delle ore, dei minuti, fa crescere la suspense mentre la serie di eventi previsti da Triton prima della tragedia, in un modo o nell’altro, accade, nonostante i tentativi preventivi della polizia di scongiurarli. Personaggi e spettatori subiscono l'escalation di tensione e sono gettati nello sconforto. In questa fase della storia si può notare la grande maestria di Woolrich che, quando ha in mano le redini del racconto, non esita a giocare anche sporco, con colpi bassi abitualmente non accettabili (a livello di logica e plausibilità narrativa) ma che, quando la tensione è oltre il livello di guardia, non solo sono permessi al narratore ma anzi sono un valido strumento che gli consente di alimentare credibilmente la suspense, visto che ormai il lettore (o lo spettatore, in questo caso) è in balia degli eventi. Il finale di grande emozione permette una quadratura del cerchio con un misto di tristezza per la sorte di Triton e di sollievo per la ragazza, che può consolarsi dalla brutta avventura con il classico lieto fine. Bruttissima figura invece per la polizia che di fatto uccide un innocente e prova anche ad insabbiare la cosa.





Gail Russell




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