Translate

lunedì 21 ottobre 2024

APRITE: POLIZIA! LA TRAPPOLA

1564_APRITE: POLIZIA! LA TRAPPOLA. Italia 1973; Regia di D'Aniele D'Anza 

Prima del racconto vero e proprio, nell’ultimo episodio della serie Aprite: Polizia! il commissario Alzani approfitta del solito incipit, nel quale si rivolge direttamente agli spettatori, per congedarsi. Il pretesto narrativo è una promozione, tuttavia un po’ di malinconia viene lasciata intendere, soprattutto per merito del maresciallo Patanò. Per stemperare la commozione, Alzani gli ruba la battuta tormentone, “Se nasco un’altra volta, lo sai che cosa faccio?”, ma stavolta è il maresciallo ha non voler sapere la risposta. Quando le parole di commiato lasciano spazio all’azione, ci troviamo in un Luna Park dove il padrone del baraccone, Calabrese (Giuseppe Pertile), sta per ricevere la sgradita visita del «Rosso» (Aroldo Tieri). Il «Rosso» è un boss della malavita emigrato in America per sfuggire alla cattura, quando proprio Calabrese aveva «cantato» mettendolo nei guai: la sua vendetta è implacabile, nonostante la Polizia ne avesse previsto le mosse. Nella successiva fuga, il «Rosso» finisce asserragliato in un appartamento con un bambino, che minaccia di uccidere se la polizia interverrà. Quello dell’ostaggio indifeso in mano al criminale è un topoi del poliziesco e il regista D’Anza fa un ottimo lavoro, anche perché Aroldo Tieri è strepitoso a tratteggiare la disperazione che man mano assale il criminale. Sorprendentemente ottima anche la prova del giovanissimo Massimo Giuliani, nei panni di Danilo, il bambinetto preso in ostaggio dal «Rosso»: il racconto non sconfina mai nel sentimentalismo facile, anche perché Tieri è bravissimo a tenere questa deriva sotto apparente controllo. Apparente, perché in realtà, l’impressione è proprio che sia l’innocenza del piccolo Danilo a insinuare qualche dubbio, nella mente del criminale, come testimonia la sua tragica scelta di uscire di scena. Un altro finale notevole, perché il suicidio del «Rosso» costringe anche lo spettatore più severo ad ammettere che quando un individuo, sia esso anche un fuorilegge, decide di togliersi la vita, è tutta la società ad aver perso. 


Nessun commento:

Posta un commento