1567_THREE SHORTS ON THE UKRAINE WAR. Ucraina, Polonia 2024; Regia di Autore Vari
Presentati organicamente al Samizdat Eastern European Film Festival, questi tre cortometraggi sono, come si comprende dal titolo della piccola antologia, inerenti alla guerra russo ucraina. Nel primo, che anche quello nettamente più corposo, abbiamo un perfetto esempio della collaborazione a più livelli che si è sviluppata tra Ucraina e Polonia anche in seguito all’escalation voluta da Putin il 24 febbraio 2022. La Polonia è stata, ed è, un approdo sicuro per migliaia di sfollati dall’Ucraina e, di questo sodalizio il cortometraggio Liosza di Milosz Sawicki, è un esempio cinematografico. Realizzato da troupe polacco e attori ucraini, il breve film ci riporta ai primi tempi dell’aggressione russa: Liosza (Oleksiy Morozov) e Dmytro (Artur Taran) sono due fratelli ucraini emigrati per lavoro in Polonia; la loro madre era rimasta Kharkiv e, con lo scoppio della guerra totale, si trova in grave pericolo. Ora non si tratta più di scherzare quando si è alzato troppo il gomito: bisogna decidere concretamente cosa fare. Dmytro, che si è fatto una ragazza, vuol spostarsi in Germania, per guadagnare qualcosa in più; Liosza vuole arruolarsi. Sul momento, la cosa non è presa troppo sul serio, ma poi Liosza sale davvero sul bus che lo riporta in Ucraina. Pur considerando le distanze, farà poca strada, non andando oltre al primo posto di blocco russo. Alla violenza della guerra, ai soprusi che produce ogni singolo secondo nella sua disumana attività, nessuno può pensare di presentarsi preparato. Nemmeno un emigrante ucraino abituato a sordidi dormitori e bettole di ultima categoria. La guerra è dipinta, è proprio il caso di dirlo, non tanto come disumana ma perfino come irreale, dal secondo cortometraggio dell’antologia, Comma. Breve ma inventivo filmato in animazione e stop-motion opera di Sonia Leliukh, Comma è un pastiche che combina disegni a matita, decoupage con ritagli di giornale. Surreale ed espressionista, il filmato ci trasporta in un ambiente onirico: la guerra, però, più che un sogno, è un incubo. Uzhorod: to the shelter! È, in un certo senso, il più interessante: la regista Oleksandra Horiienko ci mostra come due giovani, Anastasiia Voskanyan e Hryhoriy Naumov, approfittino degli allarmi per i bombardamenti per potersi stringere uno all’altra. Riuscire a scovare la possibilità romantiche anche sotto le bombe russe ci dice della forza dello spirito ucraino: il tono leggero della breve opera è delicato ma, al cospetto della gravità e della severità della guerra, ha un qualcosa di irriverente. Quasi che l’amore, anche quello un po’ futile tra due sbarbatelli, sia consapevole della propria potenza e voglia sottolineare la stupidità e la vacuità della guerra.
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