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mercoledì 23 ottobre 2024

JUDGMENT DEFERRED

1565_JUDGMENT DEFERRED. Regno Unito 1952; Regia di John Baxter

Per essere un piccolo B-movie girato in economia, Judgement Deferred di John Baxter si prende come riferimento nientemeno che M - Il mostro di Dusseldorf di Fritz Lang, da cui il tribunale dei senzatetto che si riunisce in una cripta è un evidente ma ingombrante debito. Peraltro, il film riprende molti elementi già visti in Doss House, film del 1933 dello stesso Baxter, a testimonianza dell’interesse del regista per queste tematiche e per le ambientazioni nei ceti sociali più disagiati dell’Inghilterra post bellica. Il lungometraggio può essere ascritto al «genere» crime, e si apre con l’ingiusta condanna a Bob Carter (Fred Griffiths) per traffico di droga. In realtà il colpevole è Coxon (Elwyn Brook Jones), un laido boss malavitoso, forse il miglior personaggio dell’intera storia. Nominalmente, il protagonista è il reporter David Kennedy (Hugh Sinclair), affiancato dalla bella e algida moglie Helen (Kay), ma si tratta, tutto sommato, di figure ordinarie. Più interessanti i personaggi che si riuniscono nella citata cripta, sorta di covo dei disagiati, tra cui si possono segnalare il Cancelliere (Abraham Sofaer), Dad (Bransby Williams) e Flowers (Leslie Dwyer). Ma Judgement deferred è ricordato, doverosamente, per il primo ruolo di rilievo di Joan Collins: nel film la giovanissima attrice inglese, non ancora ventenne, è Lil, figlia di Carter, l’uomo ingiustamente accusato all’inizio del racconto. Lil è una ragazza piuttosto intraprendente e non esista a chiedere aiuto ai senzatetto della cripta, debitori nei confronti di suo padre, se la giustizia ordinaria si rivela tanto ostile. Il racconto filmico fa quindi un balzo di un paio d’anni, nei quali Carter passa da recluso ingiustamente ad evaso, ma quello che stupisce è trovare Lil divenuta una ragazza di strada, capace anche di prendere a pistolettate il cattivo della storia per vendicarsi, dopo essersi addirittura arrampicata sul tetto di un edificio. Ci penseranno David ed Helen a salvarla dalla brutta strada prima nella scena finale che, come anticipato, riprenderà il processo a Peter Lorre in M – Il mostro di Dusseldorf. Lil è al banco dei testimoni dell’accusa, nell’improvvisato tribunale dei senzatetto allestito nella cripta, Coxon finalmente su quello degli imputati. Il finale, per altro, è particolarmente interessante: Coxon, già sfuggito dalla Giustizia ufficiale, sul più bello, si sottrae anche alla condanna dei disadattati, grazie al provvidenziale intervento dei suoi tirapiedi. I gangster hanno interrotto il processo a suon di colpi di pistola, e, lanciato una fune a Coxon, lo stanno issando per svignarsela, in barba a tutti quanti, quando la struttura cede e seppellisce tutti i cattivi della vicenda. L’inquadratura che chiude Judgement deferred è un carrello ascensionale sull’architettura gotica della chiesa sovrastante la cripta, e sembra indicare che l’unica giustizia davvero efficace sia quella divina. Come detto, Joan Collins era al suo primo ruolo di rilievo, benché non fosse certo la protagonista: tuttavia è evidente che la sua presenza scenica, nonostante l’aspetto non sia affatto sofisticato ma sia quello di una semplice ragazza del popolo, si mangi letteralmente il film. Oltre a ciò, Joan dimostra una sorprendente capacità di interpretare a dovere i differenti passaggi che il copione le sottopone. È credibile come figlia di un padre vittima di un’ingiustizia, come ragazza di strada e, nel confronto finale in tribunale, regge perfettamente la tensione della situazione: è nata una stella.





Joan Collins 

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