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venerdì 8 aprile 2022

UNA STORIA MODERNA - L'APE REGINA

999_UNA STORIA MODERNA - L'APE REGINA . Italia, Francia, 1963;  Regia di Marco Ferreri.

Il film che ha destato tanto fastidio alla censura, che lo ha osteggiato e ha costretto i produttori a numerose modifiche, (a partire dal titolo, con l’aggiunta della dicitura Una storia moderna ad accompagnare il titolo originariamente previsto L’ape regina) una volta visto, sorprende per la sua tutto sommato sobrietà. In apparenza non c’è nulla di particolarmente sconveniente nel film di Marco Ferreri, almeno secondo quello che ci si potrebbe aspettare, anche perché la commedia all’italiana ci ha abituato anche a storie più piccanti. Certo, quello che può aver infastidito i censori è l’onesta ammissione di Ferreri, che dichiara chiaro e tondo che l’istituzione famigliare, considerata sacra in Italia, non è che sia il massimo della prospettiva per un uomo, almeno nella nostra abituale concezione. In questo senso il film può essere considerato anche anti-cattolico, e quindi legittimare la sua fama; la famiglia è un pilastro fondamentale della religione ufficiale nello stivale e chi la contesta si mette contemporaneamente contro alla Chiesa. Ma quello di Ferreri non è un attacco all’arma bianca; tutt’altro. Piuttosto è una dichiarazione di resa, un’ammissione di debolezza. L’uomo non ha alcuna speranza di felicità, perché in fin della fiera, il suo unico scopo e servire per la riproduzione, dopodiché diventa un elemento di secondaria rilevanza; questa almeno la riflessione alla base di Una storia moderna – L’ape regina. Il tono leggero, appena spruzzato di surreale e grottesco, dominato da una ironia ficcante ma pur sempre in punta di fioretto, legittimerebbe di porre al film lo stato di opera intelligente, anche corrosiva, ma non certo blasfema solo perché affronta ripetutamente l’argomento della vita sessuale di coppia o perché insinua qualche dubbio nella centralità sociale dell’istituzione famigliare. In definitiva, se è vero che Ferreri è stato certamente provocatorio, la reazione al suo film è stata comunque eccessiva e, forse, testimonia come il regista milanese abbia toccato un nervo scoperto della società borghese. 




Marina Vlady 





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