Translate

venerdì 22 aprile 2022

HAI SEMPRE MENTITO

1006_HAI SEMPRE MENTITO (A woman's secret). Stati Uniti, 1949;  Regia di Nicholas Ray.

In genere liquidato dalla critica e dallo stesso regista Nicholas Ray come opera di scarso valore nonché la peggiore della filmografia dell’autore americano, Hai sempre mentito ha in ogni caso più di qualche motivo di interesse. Il film fu imposto a Ray della produzione e il regista non si sforzò probabilmente più di tanto per realizzarlo. In effetti qualche debolezza la si avverte distintamente, guardando il film, ad esempio nelle interferenze all’indagine ad opera della moglie dell’ispettore della vicenda, la signora Fowler (Mary Phillips). C’è un ispettore di polizia, è quindi ovvio che siamo in tema di poliziesco, una vicenda giallo-noir ambientata nel mondo dello spettacolo. Protagonisti, un trio di attori in stato di grazia che sono appunto uno dei motivi per cui vale la pena guardare il film. Il triangolo sentimentale, che in questo caso non sfocia mai nel melodramma, è composto da due donne e un uomo: quest’ultimo è Luke Jordan (Melvyn Douglas), tizio che sta un po’ sopra le righe cercando di fare il simpatico e, in qualche caso, riuscendoci pure. Il vero confronto è però tra le due attrici: a Maureen O’Hara (e alla sua Marian) spetta il compito di portare la croce, a Gloria Grahame (nei panni di Susan Estrellita Caldwell), quello di illuminare la scena e prendersi gli onori. Oltre a far perdere la testa allo stesso Nicholas Ray che se ne innamorò sul set e la prese successivamente in moglie. La O’Hara era un’attrice già affermata mentre la Grahame un’emergente che si apprestava però ad attraversare un periodo d’oro della carriera, coronato da un Oscar e da una serie di interpretazioni sontuose. 

Grosso modo questi sono anche i ruoli che le due attrici interpretano in Hai sempre mentito: l’ambiente è quello della musica e Marian è una cantante che ha perso la voce e riversa il suo amore per l’arte canora insegnando e guidando la carriera di Susan, una sprovveduta provinciale aspirante artista giunta a New York per fare un provino (di danza). La O’Hara è costretta dal copione a ingoiare un po’ di rospi a fronte della verve e della freschezza della Grahame, che nella realtà ha tre anni in meno mentre nel film sembrano minimo una decina. L’attrice di origini irlandesi, oltre a quell’indomita vena battagliera che le sarà utile per reggere l’urto scenico nei ruoli che la vedranno a fianco di John Wayne, aveva però anche la capacità di sopportare stoicamente una china sfavorevole. Dal canto suo Gloria Grahame è impareggiabile nel giocare sulla doppia traccia, in questo caso tra l’ingenua ragazza che arriva da un paesino nella grande città e la femmina capace di carpire l’occasione al volo, quando non di costruirsela. Le sue battute nei dialoghi sono, come sempre, impagabili. Tuttavia va detto che le schermaglie tra le due attrici sono messe in secondo piano dall’ingombrante indagine che vede protagonista il bravo Jay C. Flippen, nel ruolo del citato ispettore Fowler, affiancato dallo zelante Luke amico della vittima tanto quanto dell’indagata. Il giallo, la ricerca della verità a proposito di un probabile omicidio/suicidio, non è neanche male ma in definitiva vale come bilancio finale l’esito della trama. Il delitto non si concretizza (Susan non muore) e quindi il tutto si risolve in un nulla di fatto. Certo, va messo a referto che Marian, che si autoaccusava di aver sparato all’amica, finalmente riesce a fare centro nel cuore di Luke. Ma sembra una vittoria per ritiro dell’avversario più che per meriti riconosciuti (soprattutto dall’uomo, che pare quasi accettare l’invito a cena della donna non avendo la trama altre eventualità). Dal canto suo Susan seppur non è morta, ha però perso Luke e si ritrova qualche guaio da risolvere. Non sembrano esserci dubbi sul fatto che saprà cavarsi d’impaccio.
Diamine, è pur sempre Gloria Grahame.     






Gloria Grahame 







Maureen O'Hara 




Galleria di manifesti




Nessun commento:

Posta un commento