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lunedì 24 maggio 2021

VIALE DEL TRAMONTO

820_VIALE DEL TRAMONTO (Sunset Boulevard)Stati Uniti, 1950; Regia di Billy Wilder.

Nella carriera di regista di Billy Wilder, Viale del tramonto è un titolo che arriva quasi all’alba di quello che è il massimo momento di splendore artistico del cineasta: lo aspettano tutti gli anni 50, sfavillanti di capolavori, e poi anche gli anni 60, sempre sulla breccia. E’ quindi curioso che, per un film su Hollywood, sul mondo del cinema come è Sunset Blvd, il regista scelga un titolo tanto triste come Viale del tramonto. Del resto il titolo rispetta il tono della pellicola, che non è certo allegra; si sorride, è vero, dell’acido sarcasmo del protagonista, Joe Gillis (William Holden, impeccabile), delle sue battute ironicamente velenose. Ma il film non ha la pretesa di far ridere: del resto l’incipit previsto in un obitorio è stato cancellato da Wilder a fronte dell’ilarità del pubblico nella sala di prova in cui venne proiettato per verificarne il risultato. No, non c’è tanto da sghignazzare, Viale del tramonto non è certo un film serioso, o come si suol dire in modo pedante impegnato, ma è un film serio, lucido, perché riflette su sé stesso, su Hollywood. Perché, come sempre, il cinema è lo specchio del mondo e quindi un film di genere, che si presenta come un semplice noir, divertente si, ma nel suo essere coerente con la sua natura apparente di film di svago, può aiutarci a capire la realtà, molto di più di quanto non si possa pensare a prima vista.
Il film si apre, accompagnato da una grave musica, con il titolo scritto sulla bordura del marciapiede: del resto Sunset Blvd è il nome di una strada di Los Angeles, l’immediata via parallela di Hollywood Boulevard, tanto per capire di che zona si tratti. Già, Hollywood, la terra dei sogni: ma abbiamo visto che il nostro film comincia molto più in basso, praticamente rasoterra, e non è certo un caso. 

Senza stacchi al montaggio, la macchina da presa rimane sull’asfalto, un lungo carrello all’indietro ci trasporta velocemente sulla strada, un nastro grigio che scorre rapido sotto i titoli di testa: alla fine l’obiettivo si alza e dal fondo arrivano le moto e le auto della polizia, che seguiamo con una violenta panoramica mentre ci superano. Anche se si tratta unicamente dei titoli di testa dell’opera, Billy Wilder ha già cominciato a girare il suo film, approfittandone per piazzare una sorta di piano sequenza proprio in avvio di pellicola. Niente montaggio e quindi niente tagli, sui titoli di testa; titoli di testa che servono, in maniera esplicita, a darci le informazioni sul film che ci apprestiamo a vedere, e spesso lo fanno anche in modo più sottile. Perché la questione del controllo sulla pellicola, sul montaggio finale, tornerà poi nella storia, quando nella casa di Norma Desmond (interpretata dalla divina Gloria Swanson), il maggiordomo Max (il mitico Erich Von Stroheim) proietterà Queen Kelly, un vecchio film muto girato dallo stesso Von Stroheim (che era un grande ed eccentrico regista), prodotto e interpretato dalla stessa Swanson, ma interrotto e martoriato al montaggio dai produttori per l’improvviso avvento del sonoro. Temi che ritornano, guarda caso, nella storia imbastita da Wilder e Charles Brackett (co-sceneggiatore) proprio per Viale del tramonto


Ma torniamo all’inizio del film, perché ancora non abbiamo accennato ad uno dei colpi di scena più clamorosi della storia del cinema, e pensare che è addirittura in avvio di pellicola. In effetti Viale del tramonto è famoso prevalentemente per essere una storia raccontata in flashback da un morto, che i poliziotti di cui si diceva prima finiscono per trovare a faccia in giù dentro la piscina di Norma Desmond. L’idea di una voce narrante che appartenga ad un defunto è spiazzante, perché in genere il fatto che ci sia qualcuno a raccontarci una qualche storia, simboleggia un minimo di lieto fine concretizzato dalla sopravvivenza di chi ci sta parlando. Sovvertendo questo canone, il film rischia quindi di deragliare nel surreale, ma qui subentra la superba capacità narrativa di Wilder. In poco tempo organizza una serrata classica storia noir: uno scrittore fallito che cerca di piazzare qualche soggetto, alle calcagna due scagnozzi inviati dai creditori, il produttore cinico che non gli concede né credito né fiducia, la correttrice di bozze che sembra saper tutto e sputa sentenze, l’agente che lo scarica mentre gioca beatamente a golf… 


Qui siamo in piena Hollywood, intesa come luogo geografico e non della fantasia, uno scenario che abbiamo imparato a conoscere in decine di film che si muovono in questo ambiente alquanto cinicamente reale. Poi, il caso, una gomma bucata durante la fuga da un inseguimento degli scagnozzi di prima, e Joe finisce a casa di Norma, una villa decadente di una decadente diva del cinema muto. Ormai Wilder ci ha tranquillizzato con la breve e realistica storia dello sceneggiatore fallito e può quindi ora continuare con il suo film, quello macabro raccontato da un morto. E infatti Joe viene subito scambiato per l’addetto alle pompe funebri e, in seguito, assisterà al funerale, nel giardino della villa, dello scimpanzé che viveva con la diva. Siamo di nuovo in territorio surreale, con i topi che scorazzano nella piscina vuota, ma ormai Wilder ci ha preso per il collo, non ci sono più rischi di perdere lo spettatore; al massimo si potrà sentire spiazzato, a fronte delle stranezze di casa Desmond, ma sarà lo stesso spaesamento di Joe. 

E di stranezze ce ne sono tante, di cui molte concordi nel riesumare i tempi d’oro della diva che, dal punto di vista della donna, in verità, non sono mai passati. Lei stessa è un fantasma del passato, ma lo è anche il maggiordomo, Max, primo marito e regista dei suoi vecchi film, che oggi si occupa dell’amata scrivendole ogni giorno decine di false lettere dei fan, mentre la donna sta preparando un assurdo copione per il suo ritorno in grande stile sullo schermo. E poi ci sono gli amici del bridge, tra cui spicca Buster Keaton nel ruolo di sé stesso nell’efficace interpretazione di una sorta di mummia incartapecorita. Eccola, la grande Hollywood; e quando Norma scopre che Joe è uno sceneggiatore, subito lo accalappia, per farlo lavorare al suo copione. L’uomo, a fronte della generosa offerta dell’ancora ricchissima donna, accetta, e danna la sua anima. 
E’ questo il Viale del tramonto di cui parla il titolo del film, quello che imbocca Joe nel momento in cui prostituisce la sua arte, la sua creatività per mero denaro, finendo per alimentare e sorreggere il baraccone di bugie che, esattamente come il cinema di Hollywood, è la vita di Norma Desmond.

Il film è ricordato anche per la folgorante battuta della diva, appena incontra Joe, all’inizio del lungometraggio. “Io sono sempre grande. E’ in cinema che è diventato piccolo.”  Ma non è vero, e Wilder in prima persona lo sa, anche se si rende forse conto, o probabilmente più che altro ne ha il timore, che per lui sia già troppo tardi, e che sia sceso troppo in profondità nei patti con Hollywood. Betty (Nacy Olson), la ragazza acqua e sapone, la correttrice di bozze di cui si accennava prima, con la quale Joe scopre come sia possibile scrivere per il cinema e conservare la propria dignità, ci mostra la retta via della settima arte. E’ sempre una strada dei Paramont Studio, una strada finta, posticcia, ma che può essere teatro di storie vere, sentite, oneste, come quelle che lei e Joe scrivono a quattro mani.
Ma Joe, quando Betty gli offre di cambiare vita, lasciando la Desmond e i suoi fantasmi, non può accettare, perché sa che, anche se non resterà con Norma, ormai ha perso la sua innocenza.
Nella finzione filmica, Norma Desmond ha un ultimo sussulto quando spara a Joe, uccidendolo, per poi prendersi, supportata dal fedele Max, ancora una volta la scena. Lo spettacolo deve continuare, d’accordo, ma il fuoco di Wilder è altrove, l’immagine finale sulla diva infatti si sfoca.
Il finale tragico è infatti un altro: davvero è impossibile fare cinema a Hollywood, senza imboccare il Viale del tramonto?    








Gloria Swanson











Nancy Olson


2 commenti:

  1. e infatti quella frase, "lo spettacolo deve continuare", non la condivido molto...
    (e approvo che sia stata rimossa la scena iniziale all'obitorio...)

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  2. Non saprei, sarei curioso di vederla. Però Sunset Boulevard va bene così. :)

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