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giovedì 8 aprile 2021

LUNGO IL FIUME E SULL'ACQUA

794_LUNGO IL FIUME E SULL'ACQUA . Italia1973. Regia di Alberto Negrin.

Se si guarda nel fondamentale sito Rai Play, alla voce Lungo il fiume sull’acqua, sceneggiato del 1973 di Alberto Negrin, accanto alla foto di Francesco Carnelutti (nell’opera è il giornalista Craven), troverete il nome di altri quattro interpreti: Sergio Fantoni (l’ambiguo professor Henderson), Laura Belli (l’attraente Katherine Sheldon), Renato De Carmine (Bob Sherman, ex poliziotto) e Daniele Formica (il giovane Roger Ford). E Giampiero Albertini, che dello sceneggiato è sostanzialmente il protagonista, l’eroe, l’ispettore Mike Ford? Al bravissimo interprete lombardo va anche peggio nella pagina di Wikipedia dedicata allo sceneggiato, dove è posizionato all’ottavo posto, mentre si conferma un po’ più affidabile il sito IMDB che lo mette come terzo nell’elenco degli interpreti. Certamente non si tratta di graduatorie, è chiaro, ma l’abitudine è di mettere in cima alla lista gli attori che hanno un maggiore peso specifico, la cui natura può essere varia, dell’opera in oggetto. Non è una questione di partigianeria o di simpatia: Lungo il fiume sull’acqua è un valido prodotto con alcune difficoltà di messa in scena che vengono totalmente superate dalla professionalità generale della Rai dell’epoca; ma ad avere letteralmente l’effetto trainante è la magistrale interpretazione di Albertini. L’umanità che traspare dal volto rugoso dell’attore, il cui aspetto gli ha forse precluso la principale ribalta cinematografica ma gli ha spesso permesso di farsi valere come spalla d’eccezione dell’eroe di turno, in questo caso è usata come vero e proprio ariete da Negrin. E’ sui suoi primi e primissimi piani che lo sceneggiato si regge, sulle sue espressioni ora dubbiose, ora pensierose: in una storia gialla, il suo sguardo mai arrogantemente sicuro o pieno di sé, ma semmai teso a ponderare sempre un’eventuale possibilità sfuggente, tiene desta l’attenzione. In questo senso bene anche gli altri attori, anche se non a livello di Albertini: tra gli altri, i citati Fantoni e De Carmine sanno il fatto loro e la Belli ha un’ottima presenza scenica. La storia è certamente valida ma l’ambientazione inglese non è del tutto convincente; non si tratta di uno sceneggiato storico, davanti al quale si è disposti a tollerare eventuali inesattezze o incertezze. Forse si tratta solo di suggestioni visive, ma un cast tutto italiano e i cui interpreti hanno tutti sembianze italianissime (basti pensare a Daniele Formica), in un contesto straniero dà l’idea di un certo provincialismo, un tentativo (nel caso maldestro), di rendere affascinante la storia grazie ai nomi anglosassoni. Bastava una trasposizione del plot narrativo nella bassa padana, per esempio, per scongiurare questi aspetti, e sfruttare al meglio le facce italiane del cast. Tuttavia, come detto, lo sceneggiato regge bene e, in fin dei conti, salva abbondantemente il risultato finale.







Laura Belli



    Elena Cotta


Luisa Aluigi

2 commenti:

  1. i personaggi che ponderano sulla scena mi sono sempre piaciuti, senza arrivare agli eccessi di uno Sherlock Holmes, che lo fa in modo magari supponente...

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  2. Beh, Albertini di sicuro non arriva mai ad atteggiarsi come in genere è visto fare ad Holmes sugli schermi. Albertini recita in modo molto naturale: sembra effettivamente uno che puoi incontrare appena esci di casa. Un grande.

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