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mercoledì 14 aprile 2021

L'INGORGO - UNA STORIA IMPOSSIBILE

797_L'INGORGO - UNA STORIA IMPOSSIBILE . Italia, Francia, Germania Ovest, Spagna1978. Regia di Luigi Comencini.

Ci sono argomenti che, per la loro intrinseca natura, è particolarmente scivoloso trattare; ma certamente un artista è colui che ha quasi il dovere morale di provarci. Ed è un po’ il caso de L’ingorgo – Una storia impossibile di Luigi Comencini, ispirato dal racconto Un’autostrada del sud di Julio Cortàzar, che quei rischi se li prende tutti e, nel bilancio finale, rischia davvero di uscirne con le ossa rotte. Perché L’ingorgo – Una storia impossibile non è certo un bel film; e fa un po’ dispiacere dirlo, vuoi per la geniale idea alla base, vuoi per il contesto particolarmente originale, (perlomeno come soggetto al cinema), vuoi per la necessità del nostro cinema di uscire dai soliti cliché, che fossero di genere (si era nei settanta e il cinema di cassetta italiano funzionava ancora), o impegnati (quale che sia il significato). L’approccio evidentemente metaforico de L’ingorgo – Una storia impossibile poteva essere uno strumento sufficientemente astratto per rendere un po’ universale il messaggio, abbastanza palese con le macchine intasate lungo l’autostrada come pare si sia ingolfata la nostra stessa società. Il distributore di carburante e il cimitero delle auto sono ulteriori pennellate che rafforzano il parallelo che vuole le veloci auto ormai immobilizzate lo specchio della nostra vitalità umana. Eppure il progetto di Comenicini, nonostante le premesse e la riconosciuta abilità del regista lombardo, naufraga nella banale volgarità delle scene violente e gratuite, nella completa assenza di speranza. A poco valgono le mani del ragazzo pestato e della ragazza violentata che si uniscono nel finale, sorta di lieto fine alquanto annacquato. E dire che si poteva disporre di un cast d’eccezione: Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Marcello Mastroianni e Stefania Sandrelli tanto per stare ai più noti. Ma, per assurdo, è forse l’eccessiva autorevolezza di questi grandi attori a tradire l’intento finale: Sordi, Tognazzi, Mastroianni sono talmente nella parte che i loro ruoli potrebbero essere intesi non si dice come autobiografici ma di certo legati ai loro tipici personaggi. E lo stesso discorso verrebbe pericolosamente da fare per la Sandrelli; pericolosamente perché non è certo un personaggio interessante, il suo. E, a pensarci, non è che gli altri siano poi meglio.
Ma è sostanzialmente questo il dubbio che può attanagliare lo spettatore di fronte a L’ingorgo – Una storia impossibile: non è che questo film brutto, volgare, sciatto (sì, sciatto è forse il termine più calzante), sia lo specchio del nostro cinema e dell’intero nostro paese?




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