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mercoledì 28 aprile 2021

LA POLIZIA ACCUSA: IL SERVIZIO SEGRETO UCCIDE

804_LA POLIZIA ACCUSA: IL SERVIZIO SEGRETO UCCIDE . Italia1975. Regia di Sergio Martino.

Il regista Sergio Martino ritorna a calcare i sentieri del poliziesco italiano e due anni dopo Milano trema: la polizia vuole giustizia, si sposta a Roma per La polizia accusa: il servizio segreto uccide. L’idea di coinvolgere i servizi segreti in un intrigo eversivo è sostanzialmente il passo successivo al film del 1973 e Martino, per questo suo approfondimento in tema, imbastisce una trama piuttosto complessa che però si dipana man mano che la pellicola scorre, in modo comprensibile. Ci sono forse alcuni passaggi strettamente narrativi poco credibili (ad esempio il rapimento della testimone per influenzarne la deposizione una volta liberata, non sembra troppo plausibile), ma il regista si aiuta con le scene di azione, tra cui un inseguimento senza quartiere in un cascinale, per convincere lo spettatore a seguire la storia. Gli interpreti mostrano luci e ombre ma, nel complesso, il bilancio è positivo: sebbene poco espressivo, Luc Merenda ha il phisique du role, ma pare poco opportuno l’accostamento a Mel Ferrer che, seppur reciti un po’ stancamente, sembra attore di altra caratura. Tomas Milian ha in dote una parte trattenuta e se la cava senza sbavature; Delia Boccardo, relegata un po’ troppo in disparte, è brava e graziosa. I migliori risultano i personaggi di contorno: Michele Gammino, ottimo vicecommissario, Gianfranco Barra spassoso Maresciallo, e Arturo Dominici credibilissimo questore. Tra l’altro, Gammino e Dominici erano presenti in Confessioni di un commissario di polizia al procuratore della Repubblica di Damiano Damiani, che può essere preso come riferimento per il lato impegnato del film di Martino. Tra gli altri film del fiorente genere poliziottesco, si nota qualche debito anche verso La polizia ringrazia, per il rapporto tra il commissario di polizia e il magistrato ma, soprattutto, per l’organizzazione eversiva che proviene dall’interno dello Stato e per il tradimento del vice-commissario di turno. Persino eccessive le scene di azione al campo di addestramento dei sovversivi, con i poliziotti impegnati in un attacco con gli elicotteri più consono ad un film di guerra che ad un poliziesco, ma si tratta di dettagli.
Finale pessimista come raramente se ne vedono al cinema. 









Delia Boccardo


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