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mercoledì 17 giugno 2020

GLI ULTIMI GIORNI DI POMPEI

585_GLI ULTIMI GIORNI DI POMPEI (Last Days of Pompeii); Stati Uniti, 1935. Regia di Ernest B. Schoedsack.

Una didascalia introduttiva di Gli ultimi giorni di Pompei, colossal storico del 1935 prodotto dalla RKO Radio Pictures, si premura di dirci che non vi sono rapporti di stretta parentela con l’omonimo romanzo del 1834 (opera di Bulwer Litton) sebbene gli autori si siano ispirati ad esso per la distruzione della città romana. Autori che, giova dirlo, erano Merian C. Cooper e Ernest B. Schoenback, gli stessi del capolavoro King Kong (1933); ma anche Max Steiner alle musiche, oltre a qualche altro collaboratore, aveva lavorato al film del gorilla gigantesco che aveva avuto tanto successo. Successo che, nonostante i punti in comune nella produzione, non arride a Gli ultimi giorni di Pompei che è un fiasco al botteghino e riuscirà a ripagare le perdite solo con  successive riedizioni. In realtà Gli ultimi giorni di Pompei è divertente, appassionante, ha una sua morale, ma soprattutto ha una sorprendente faccia tosta (se si può dire di un film) nel mescolare impunemente elementi diversi senza alcun rispetto per la realtà storica. E stiamo parlando di un film di genere storico! Alla sceneggiatura Ruth Rose, moglie di Schoedsack, e i suoi collaboratori imbastiscono infatti una vicenda prendendosi ogni sorta di libertà: le coordinate strutturali sono due, quella legata alla storia di Marco, fabbro, poi gladiatore e quindi mercante (Preston Foster), e la sponda religiosa, con il messaggio di Cristo che, pur rimanendo in parte sottotraccia, è quello che alla fine risulterà principale. La distruzione di Pompei rimane sullo sfondo, almeno fino al drammatico finale, esattamente come il Vesuvio che si staglia sull’orizzonte di buona parte della pellicola. 

La sua presenza fumante e minacciosa ci ricorda che prima o poi avverrà l’evento preannunciato sin dal titolo del film e l’effetto suspense è gestito in modo sapiente dalla coppia di autori. L’idea è certamente interessante perché la carriera di Marco viene fatta a spese della propria integrità morale e l’eruzione del Vesuvio, nel finale, sembra quasi essere una sorta di punizione divina. Ma, se lo fosse, sarebbe più adeguato ad un racconto che avesse come colonna vertebrale l’Antico Testamento e non ad una vicenda percorsa e attraversata per tutta la sua durata dal messaggio di Cristo. 

In effetti Marco ha il tempo di redimersi e sacrificarsi per la salvezza di Flavio (John Wood) suo figlio adottivo. Per assemblare questa storia mista di così tanti elementi, gli autori non si fanno problemi a forzare un po’ la mano alla cronologia della Storia: la distruzione di Pompei, avvenuta nel 79 d.C., è un po’ troppo posteriore alla vita di Gesù per giustificare certi passaggi narrativi del racconto e anche la presenza di Ponzio Pilato (Basil Rathbone) suscita qualche perplessità. Per quanto possa essere incerta la data di morte del politico romano, pare difficile che possa essere ancora vivo e soprattutto ancora relativamente giovane al momento dell’eruzione del Vesuvio. Tuttavia il personaggio ben interpretato da Rathbone è talmente interessante che possiamo certamente perdonare anche questa incongruenza cronologica. 

Che poi è un po’ il senso complessivo della valutazione di Gli ultimi giorni di Pompei, un film scorretto, da un punto di vista storico, ma interessante, piacevole e istruttivo. Va anche detto che i comportamenti e gli atteggiamenti dei personaggi della vicenda dànno la forte sensazione di essere adeguati al ventesimo secolo e non certo a quelli dell’antichità. Però il modo spudorato con cui gli autori intessono il messaggio cristiano nella trama, facendolo diventare architrave portante della storia raccontata, è coraggioso e ci rende il senso primario della religione, che è quello di liberare le persone dalla schiavitù del denaro e dell’interesse. In questo senso, la liberazione degli schiavi nel finale è una metafora concreta degli insegnamenti del Messia. La distruzione di Pompei, la più bella tra le città romane non è, quindi, la punizione del Dio vendicativo ma la dimostrazione pratica di quanto siano futili le ricchezze terrene. Il sacrificio per gli altri, quello in prima istanza di Flavio e quello definitivo di Marco, consegnano invece la loro vita alla gloria. Che sia quella eterna, essendo Gli ultimi giorni di Pompei solo un film, magari no, ma lo è per un tempo comunque sufficiente ad essere un valido esempio.        






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