1227_NOSFERATU, UNA ESCENITA CRIOLLA . Cile, 1972; Regia di Hernàn Castellano Giròn.
Definito, non senza una buona dose di ambizione, dallo
stesso regista Hernàn Castellano Giròn "un film surreale che rende
omaggio a Luis Buñuel e Ingman Bergman, nonché un tributo alla commedia di
genere slapstick" Nosferatu, una escenita Criolla [t.l. Nosferatu, una
scena creola] è un bizzarro mediometraggio interessante più per la sua storia
che per l’effettivo valore artistico. Siamo in Cile, nel 1972, dove il film
viene prodotto sotto l’egida della Scuola di Cinema dell’Università Statale. Il
colpo di stato dell’anno successivo porta al governo i militari e l’Università
viene chiusa, alcuni docenti perseguitati. Il film non è ancora finito ma
ritenuto scomodo, diciamo così, e quindi, per salvarlo dalla
distruzione, una copia in 16 millimetri viene seppellita nel cortile di casa di
uno degli autori. La pellicola tornerà alla luce solo nel 1990 quando, negli
Stati Uniti, Castellano Giròn ne terminerà il montaggio e il sonoro. Uno dei
problemi che il filmato pare avesse sono alcune presunte allusioni alla Patria
e forse anche al partito della Destra; la cosa oggi potrebbe destare un po’ di
perplessità, ma la dittatura dell’epoca era particolarmente suscettibile e
l’opera presenta un’evidente deriva dissacrante. Alcune scene sono davvero di
impatto, per quanto spesso appaiano un po’ troppo estemporanee anche per un
ambito surrealista: memorabile quella in cui Nina (Blanca Sagristà) dopo aver
letto il Dracula di Bram Stoker, infila un paletto nel cuore al marito
(Antonio Roncallo), steso in una vasca da bagno. Ma i personaggi più iconici
sono il Nosferatu (Mauricio Saavedra), sorta di Che Guevara cileno, e El Cura
Loco [il prete pazzo] interpretato dallo stesso regista. Un piccolo film
strampalato e surrealista che, a suo modo, testimonia la potenza del cinema,
resistendo con tenacia all’oscurantismo della dittatura.
Un vero Nosferatu.
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