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mercoledì 8 febbraio 2023

EL TOPO

1218_EL TOPO Messico, 1970; Regia di Alejandro Jodorowsky. 

“La talpa è un animale che scava gallerie sottoterra. In cerca del sole, a volte la strada la porta in superficie. Ma quando vede il sole, resta cieca”. Queste parole possono fungere, in un certo senso, da guida per cercare di avere almeno una strada da seguire guardando El Topo, folgorante secondo lungometraggio di Alejandro Jodorowsky. Il protagonista del film è proprio el Topo, (che significa ‘la talpa’ in spagnolo) interpretato dallo stesso Jodorowsky, e la sua ricerca del sole lo condurrà lungo un viaggio surreale e onirico nel quale la violenza avrà la forza accecante dell’astro celeste per la talpa. Il pretesto narrativo del film è il western, nell’accezione tarda degli spaghetti o delle pellicole crepuscolari del genere ma è arduo catalogare El Topo all’interno della normale produzione cinematografica. Jodorowsky conosce il cinema e, in più di un passaggio, lo dimostra con espliciti riferimenti ma l’utilizzo che fa del media è del tutto svincolato da qualsiasi cosa che non sia il suo estro artistico. Curiosamente la violenza estrema e surrealista è usata con partecipazione e trasporto emotivo e non con astratto distacco eppure si deve ammettere che la cosa la rende comunque affascinante e suadente. In questo senso va forse ricercata la motivazione che spinse il regista cileno ad ammantare il suo film di alcune caratteristiche western, considerato che le derive coeve del genere (i citati spaghetti western o i tardo western) avevano quegli stessi stilemi, seppure di tenore assai meno enfatizzato. Si diceva della necessità di una guida per seguire il film: in realtà la trama di El Topo è tutto sommato comprensibile per quanto presenti troppi rimandi, citazioni, simbolismi, estremismi, per potersi dire davvero narrativamente fruibile al di là della cronologia degli eventi. Quello di Jodorowsky è un titolo di culto, il film preferito da John Lennon, oltre che apprezzato da artisti che vanno da David Lynch ai Timoria (ricordate l’album El Topo Grand Hotel?), e queste sono referenze mica da ridere. Del resto El Topo è un film formalmente quasi ipnotizzante per la malìa delle immagini, un testo che affascina. Qui, però, tornano alla mente le parole citate all’inizio. E sorge il dubbio che il film ci affascini come il sole può farlo con la talpa e che, proseguendo nel paragone, finisca per renderci più ciechi di quanto già non siamo, brutalizzati dalla violenza della pellicola. E’ davvero questo che fa il grande cinema?  





 Paula Romo 



Mara Lorenzio 


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