1215_I GIOCHI DEL DIAVOLO: IL SOGNO DELL'ALTRO . Italia, 1981; Regia di Giovanna Gagliardo.
Si chiude mestamente il ciclo I Giochi del Diavolo – Storie fantastiche dell’Ottocento, una serie di sceneggiati Rai, confermando la crisi resa manifesta dai precedenti capitoli. Alla televisione di stato, evidentemente, stavano cercando nuove soluzioni per aggiornare le classiche produzioni televisive che tanto bene avevano fatto nei due decenni precedenti. Il bilancio riferito a questa miniserie non può che essere almeno sufficiente per i primi tre film, quelli che avevano a disposizione mezzi cinematografici, mentre completamente negativo per gli ultimi tre. Probabilmente questo Il sogno dell’altro, tratto da un racconto di H.G. Wells (The Story of the Late Mr. Elvesham) è meno peggio di La mano indemoniata di Marcello Aliprandi e Il Diavolo nella bottiglia di Tomaso Sherman, ma la sostanza cambia poco. Così, a prima vista, il lavoro di Giovanna Gagliardo sembra davvero migliore, non fosse per qualche scelta figurativa che stimola la curiosità: l’incipit sembra un dipinto espressionista, un primo Claude Monet e la cosa può essere interessante visto che la serie si prende il compito di riproporre storie dell'Ottocento e la corrente pittorica in questione ne fu uno degli aspetti più significativi. Belli ma, se questa fosse l’ottica, un po’ fini a sé stessi i successivi rimandi di matrice pittorica con la tromba delle scale che rievoca il labirinto di Maurits Cornelis Escher e il cielo con le nuvole che è un palese tributo all’arte di René Magritte. Escher e Magritte sono due capisaldi dell’arte del 1900 e quindi non precisamente utili per creare le suggestioni del secolo precedente. Ma forse è un tentativo di mischiare le carte, peraltro dal sapore un po’ estemporaneo. In ogni caso, una deprimente delusione è la banalissima scelta della Gagliardo di ricorrere incessantemente alla voce narrante per risolvere tutti gli snodi narrativi. Il soporifero risultato sembra il tentativo di rivestire con patina sofisticata e snob una concreta incapacità di tradurre il racconto in immagini. Buonanotte.
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