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domenica 23 gennaio 2022

IL CACCIATORE DI TAGLIE

961_IL CACCIATORE DI TAGLIE (The Hunter); Stati Uniti, 1980; regia di Buzz Kulik.

Ultima interpretazione di Steve McQueen, Il cacciatore di taglie non è, come verrebbe da pensare, un western, ma un film d’azione dal tono leggero, quasi da commedia. Al tempo, king of cool era già sessantenne e, sebbene nel film di Buzz Kulik sembri tutto sommato ancora in forma, era già gravemente malato di quel cancro ai polmoni che gli sarà fatale in quello stesso 1980. E pare che, durante i forsennati inseguimenti, Steve abbia avuto un malore; probabilmente, la stanchezza evidente del suo personaggio, Papa Thorson, il cacciatore di taglie del titolo, era la stessa dell’attore le cui salute e prestanza erano già fortemente minate dalla malattia. Per la precisione Papa, un personaggio realmente vissuto, era un cacciatore di cauzioni, ovvero un incaricato di riportare in cella coloro che, provvisoriamente liberi su cauzione, se la squagliavano definitivamente prima del processo. Infatti, in molti stati americani si poteva incaricare una persona preposta (uno come Papa Thorson, appunto) per recuperare i fuggitivi: in sostanza una funzione molto simile al cacciatore di taglie del west. L’idea di Kulik è quindi di mostrare un eroe ormai fuori tempo, legato al passato (oltre ad un lavoro del secolo precedente, Papa è collezionista di vecchi giocatoli e oggetti vintage di ogni genere) con le sue difficoltà ad adeguarsi alla modernità. In effetti fa specie vedere McQueen guidare imbranatissimo una Chevy del 1951 (peraltro splendida), anche se nel film non mancano le muscle car più attuali (per l’epoca): da citare la Pontiac Firebird Tran Am del 1979 che i fratelli Branch fanno saltare con la dinamite e la Pontiac Grand Prix, sempre del 1979, che finisce nel Chicago River precipitando dal Marina West City Tower Parking Garage insieme al folle Bernardo. 

E impossibile non citare, rimanendo in tema motoristico, l’inseguimento ai citati fratelli Branch, in fuga in un campo di granoturco con la Pontiac Firebird, tallonati da Papa a bordo di una gigantesca trebbiatrice. Insomma, il film è divertente, soprattutto sorprende la capacità di McQueen di interpretare un personaggio in qualche passaggio in evidente affanno: spassose le espressione con cui, a volte, pare quasi scusarsi per una tamponata di troppo ad un auto parcheggiata. In realtà tutto questo riguarda solo una delle tre tracce presenti nel film: il vecchio eroe alle prese con un contesto moderno è così raccontato da Buzz in tono da commedia, quasi da farsa. 

A questo sviluppo se ne sovrappone un altro, molto più rarefatto: un criminale che Papa ha ripreso e condotto in carcere è tornato in libertà e vuole vendicarsi. Questo tema non ha però lo stesso tono ma è decisamente più serio, sebbene lo squilibrato sia un tipo pittoresco; diciamo che quest’ingrediente contribuisce a dare un po’ di nerbo alla struttura complessiva. Infine c’è una terza traccia, che si ricollega in parte alla prima, quella principale, e verte sull’immaturità, o sulla voglia di non-crescere, del protagonista. La compagna di Papa, Dotty (Kathryn Harrold) è incinta e prossima al parto, e vorrebbe una maggior partecipazione all’evento da parte dell’uomo. 

Il finale vedrà il neonato avvolto nel famoso giubbotto di Papa, un MA-1 flight, generalmente conosciuto con il semplice nome di bomber: più che un indumento, un simbolo, e usarlo per cullarci un bambino è un tentativo di far quadrare in qualche modo il cerchio tra le abitudini di vita dell’uomo e le ambizioni familiari della sua donna. Ma non si può certo dire che sia uno sviluppo su cui Kulik si soffermi più di tanto, visto che le scene d’azione sono nettamente preponderanti nel complesso dell’opera; in ogni caso qualche frecciatina anche su questo tema il regista la scaglia. Ad esempio, la ragazza, insegnante e di idee progressiste (il rifiuto al matrimonio in forma ufficiale, la scelta del parto naturale) fa un distinguo che vale la pena riportare, in quanto forse non molto distante dall’essere un’opinione diffusa: l’aborto è una scelta della donna, il parto una responsabilità di coppia.
E meditando su quanto questa interessante affermazione possa essere in genere condivisa, mandiamo pure in archivio l’ultimo film di Steve McQueen: a prescindere da questo buono ma non certo eccezionale Il cacciatore di taglie, uno dei grandi del cinema



Kathryn Harrold



1 commento:

  1. Forte la scena con la mietitrebbia, se dovessi fare io lo stesso percorso con la mia macchina, si fermerebbe dopo 5 metri 😄
    io sono contrario a fare figli, ma una volta che il "danno" è stato fatto, occorre occuparsene...

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