961_IL CACCIATORE DI TAGLIE (The Hunter); Stati Uniti, 1980; regia di Buzz Kulik.
Ultima interpretazione di Steve McQueen, Il cacciatore di taglie non è, come
verrebbe da pensare, un western, ma un film d’azione dal tono leggero, quasi da
commedia. Al tempo, king of cool era
già sessantenne e, sebbene nel film di Buzz Kulik sembri tutto sommato ancora
in forma, era già gravemente malato di quel cancro ai polmoni che gli sarà
fatale in quello stesso 1980. E pare che, durante i forsennati inseguimenti,
Steve abbia avuto un malore; probabilmente, la stanchezza evidente del suo
personaggio, Papa Thorson, il
cacciatore di taglie del titolo, era la stessa dell’attore le cui salute e
prestanza erano già fortemente minate dalla malattia. Per la precisione Papa, un personaggio realmente vissuto,
era un cacciatore di cauzioni, ovvero un incaricato di riportare in cella
coloro che, provvisoriamente liberi su cauzione, se la squagliavano
definitivamente prima del processo. Infatti, in molti stati americani si poteva
incaricare una persona preposta (uno come Papa
Thorson, appunto) per recuperare i fuggitivi: in sostanza una funzione molto
simile al cacciatore di taglie del west. L’idea di Kulik è quindi di mostrare
un eroe ormai fuori tempo, legato al passato (oltre ad un lavoro del secolo
precedente, Papa è collezionista di
vecchi giocatoli e oggetti vintage di
ogni genere) con le sue difficoltà ad adeguarsi alla modernità. In effetti fa
specie vedere McQueen guidare imbranatissimo una Chevy del 1951 (peraltro splendida), anche se nel film non mancano
le muscle car più attuali (per
l’epoca): da citare
E impossibile non citare, rimanendo in tema motoristico, l’inseguimento ai citati fratelli Branch, in fuga in un campo di granoturco con
A questo sviluppo se ne sovrappone un altro, molto più rarefatto: un criminale che Papa ha ripreso e condotto in carcere è tornato in libertà e vuole vendicarsi. Questo tema non ha però lo stesso tono ma è decisamente più serio, sebbene lo squilibrato sia un tipo pittoresco; diciamo che quest’ingrediente contribuisce a dare un po’ di nerbo alla struttura complessiva. Infine c’è una terza traccia, che si ricollega in parte alla prima, quella principale, e verte sull’immaturità, o sulla voglia di non-crescere, del protagonista. La compagna di Papa, Dotty (Kathryn Harrold) è incinta e prossima al parto, e vorrebbe una maggior partecipazione all’evento da parte dell’uomo.
Il finale vedrà il neonato avvolto nel famoso giubbotto di Papa, un MA-1 flight, generalmente conosciuto con il semplice nome di bomber: più che un indumento, un simbolo, e usarlo per cullarci un bambino è un tentativo di far quadrare in qualche modo il cerchio tra le abitudini di vita dell’uomo e le ambizioni familiari della sua donna. Ma non si può certo dire che sia uno sviluppo su cui Kulik si soffermi più di tanto, visto che le scene d’azione sono nettamente preponderanti nel complesso dell’opera; in ogni caso qualche frecciatina anche su questo tema il regista la scaglia. Ad esempio, la ragazza, insegnante e di idee progressiste (il rifiuto al matrimonio in forma ufficiale, la scelta del parto naturale) fa un distinguo che vale la pena riportare, in quanto forse non molto distante dall’essere un’opinione diffusa: l’aborto è una scelta della donna, il parto una responsabilità di coppia.
E meditando su quanto questa interessante affermazione possa essere in genere condivisa, mandiamo pure in archivio l’ultimo film di Steve McQueen: a prescindere da questo buono ma non certo eccezionale Il cacciatore di taglie, uno dei grandi del cinema
Forte la scena con la mietitrebbia, se dovessi fare io lo stesso percorso con la mia macchina, si fermerebbe dopo 5 metri 😄
RispondiEliminaio sono contrario a fare figli, ma una volta che il "danno" è stato fatto, occorre occuparsene...