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sabato 11 luglio 2020

IL CASO MATTEI

597_IL CASO MATTEI ; Italia, 1972. Regia di Francesco Rosi.

I settanta del cinema italiano furono anni molto vivaci; tra le correnti che imperversavano nella penisola, ce n'era una particolarmente interessante, il cinema d'inchiesta. L'Italia, paese dove l'intrigo e il complotto sono di casa da sempre, forniva una miriade di spunti e possibilità di approfondimento dalle vicende di cronaca e di politica; il cinema italiano, dal canto suo, si era ormai fatto le ossa sia come frutto autoriale che come prodotto di genere. E proprio di quegli anni fu la contemporanea esplosione del poliziottesco, ovvero il poliziesco all'italiana, che ambientava le sue storie nella società quotidiana. C'erano quindi tutti gli ingredienti necessari, dagli scenari politico/sociali, alle competenze tecnico cinematografiche, per tradurre questo materiale grezzo in opere di valore artistico oltre che documenti di denuncia. Perché il cinema d'inchiesta italiano non perderà mai l'ambizione di "fare politica", attraverso la denuncia dei passaggi corrotti e malati della storia del paese; e non è questo certamente un limite, anzi. Questa vocazione politica, che si affiancava a quella artistica, era infatti legata alla sensibilità dell'autore, tanto che abbiamo registi che si possono dire specialisti di questa corrente cinematografica. Da Giuseppe Ferrara a Damiano Damiani, fino a Francesco Rosi, regista de Il caso Mattei, questi autori furono assidui frequentatori del cinema d'inchiesta. Il film di Rosi dedicato a Mattei è uno dei più validi esempi del filone cinematografico in questione. Sorretto da una trama interessante, per via di elementi di cruciale importanza nella società contemporanea come lo sfruttamento degli idrocarburi, procede con ritmo serrato fino al tragico epilogo. 

Rosi intreccia mirabilmente la finzione del suo girato con documenti dell'epoca, interviste, servizi televisivi, e con questo montaggio alternato tra le diverse fonti, riesce a cadenzare in modo coinvolgente il suo lavoro. Un vero asso nella manica del film è poi l'interpretazione al solito superlativa di Gian Maria Volonté; l'attore milanese si supera quando può esibire la sua mimica sopra le righe e in questo ennesimo caso ci regala un Enrico Mattei credibilissimo già dai minimi dettagli. Oggi è quasi impossibile farsi un'idea di quello che successe veramente, in quanto in Italia non si sono fatti troppi progressi in materia di trasparenza e obiettività di analisi. Però è senz'altro interessante notare come il cinema del tempo riusciva ad essere politicamente impegnato ma anche appassionante e, perché no, divertente.
Divertirsi in modo intelligente: gli anni settanta, furono una stagione, almeno in quel senso, davvero fortunata.

 



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