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mercoledì 28 marzo 2018

LA FRUSTATA

122_LA FRUSTATA (Backlash). Stati Uniti, 1956;  Regia di John Sturges.

Innanzitutto va chiarito l’equivoco del titolo: La frustata, recita la distribuzione italiana, ma anche se la protagonista femminile si aggira con una frusta in cuoio nero, di frustate non se ne vedono, a meno che esistano versioni del film in cui sia mancante proprio questa scena. Verificando la durata della pellicola, non si direbbe, e quindi prendiamo per buono che il titolo italiano è una libera interpretazione di quello originale, Backlash. Questi è un termine che dovrebbe intendersi come forte sentimento di reazione, contraccolpo, rinculo e, a questo punto, forse anche colpo di frusta come in genere si utilizza negli incidenti. Quindi, in un certo senso, il titolo scelto per la versione italiana è pertinente, seppur in modo non evidentissimo. Venendo all’opera da un punto di vista più pratico, va subito detto che il regista John Sturges conferma il talento mostrato finora nei suoi precedenti film (Giorno maledetto valga come uno dei migliori esempi), dirigendo un western atipico, che ha per protagonista un Richard Widmark in gran spolvero. Il suo personaggio, Jim Slater, non è il campione tutto d’un pezzo di tanti altri film western dell'epoca, ma è più contradditorio, più sofferto, e Widmark appare perfetto nel rendere le difficoltà che comporta l’essere anche semplicemente un uomo giusto e corretto. Al suo fianco si schiera, ma in modo costantemente ambiguo, la protagonista femminile, Karyl Orton, quella che gira con la frusta in cuoio nero, alla quale presta le grazie una deliziosa Donna Reed. 

La ragazza ha un comportamento più opportunistico rispetto a Jim e, soprattutto nel finale, prova a condizionarlo in tal senso; è in quel frangente che l’uomo dimostra la tempra dell’eroe restando fedele ai suoi ideali. E’ un passaggio narrativo non da poco: c’è da salvare, a rischio della proprio vita, un gruppo di uomini che sono sotto la minaccia di un agguato, e Karyl cerca di convincere Jim a non curarsene. Meno male che l’uomo testimonia coi fatti che è possibile dare più importanza alla propria coscienza piuttosto che ad una donna bella, anzi, diciamo pure molto bella. Per altro, con la donna il rapporto è controverso e i due, oltre a qualche prevedibile effusione, si scambiano anche sonori schiaffoni: fa specie vedere Widmark andare quasi al tappeto per il colpo della Reed, ma lo fa anche vedere la violenza con cui l’uomo carica la sberla quando è il suo turno.

La frustata del titolo è invece morale ed è quella che subisce Slater quando scopre la vera natura del patrigno. Tutta la vicenda narrata è la ricerca dell’unico sopravvissuto di un gruppo di sei uomini, che avevano un tesoro e che furono massacrati dagli indiani Apaches. In realtà i morti furono cinque, mentre il sesto aveva infimamente osservato l’eccidio di nascosto, per potersi tenere tutto il bottino per sé; Slater crede che il patrigno sia uno dei caduti, e reclama vendetta. Sempre più prosaica Karyl che, pur ritenendo il marito uno dei cinque, semplicemente intende riscuotere la sua quota di denaro. Slater avrà l’amara sorpresa di scoprire che Bonniver (John  McIntire), il sopravvissuto, è il suo patrigno: ovvero l’infame che aveva lasciato massacrare i suoi compagni per potersi appropriare dell’oro senza dividerlo con nessuno. Ovviamente si arriverà alla resa dei conti.
Un western molto bello con un protagonista più problematico del solito, ma che riesce ugualmente a reggerne il ruolo; insidiosa e ambigua la figura femminile. In sostanza, il film è un western del periodo classico, pieni anni 50, ma Sturges sembra già riflettere su quanto sia difficile rimanere moralmente integri di fronte alle avversità della vita in un paese tanto selvaggio come l'America. E, stando a questo La frustata, dal versante femminile, se può arrivare una dote di bellezza e senso pratico, in questo senso non c'è da aspettarsi un grande aiuto. 




Donna Reed




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