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sabato 10 marzo 2018

LA VERGINE SOTTO IL TETTO

113_LA VERGINE SOTTO IL TETTO (The Moon is blue). Stati Uniti 1953;  Regia di Otto Preminger.


I titoli di testa di The Moon si blue, (questo il titolo originale di La vergine sotto il tetto), film di Otto Preminger, terminano con un disegno dell’Empire State Building. Con una delicata dissolvenza il disegno si trasforma in un immagine reale del grattacielo più alto al mondo, e il film può cominciare. Ma, sorpresa, quello che si credeva un immagine reale, in realtà è solo un poster, un’immagine di carta, esattamente come il disegno dei titoli di testa. Poco male, i due protagonisti della storia d’amore, Don (William Holden) e Patty (Maggie McNamara), si incontreranno comunque sulla torre. Ma questo breve incipit ci dice già ameno una cosa delle intenzioni di Preminger in questo film: non tutto è come sembra e, anche quando si pensa di aver capito come stanno le cose, si può venire nuovamente smentiti. Il regista sembra anche giocare con la censura, utilizzando le uscite della sua (apparentemente) sprovveduta protagonista per inserire in un’innocua storiella d’amore termini e riferimenti piuttosto arditi. Perché la trama è presto detta, al netto di tutti gli equivoci previsti e prevedibili in una commedia sentimentale: lui è un dongiovanni, lei una ragazza ingenua, ma talmente ingenua da apparire sfrontata nel modo di affrontare temi anche delicati, personali o intimi. L’atteggiamento della giovane è talmente candido da farla apparire quasi una ragazzina, se non proprio una bambina, al confronto di Don, al quale Holden presta la figura di un uomo di 35 anni. Ma, per la verità, il rapporto paterno, la ragazza lo svilupperà meglio verso altre direzioni: con David (David Niven), che è effettivamente padre, ma dell’ex fidanzata di Don; oppure con il proprio effettivo genitore (Tom Tully), che ad un certo punto irromperà sulla scena; 
e volendo c’è pure un rimando anche con il tassista (Gregori Ratoff). In realtà, dice bene Cynthia (una statuaria Dawn Addams) l’ex fidanzata di Don: Patty è una ‘vergine di professione’ (quella citata dal titolo italiano), ovvero una ragazza che sa vendere benissimo la propria merce (la verginità) e, in questo, è assai più venale di quelle giovani dai costumi più disinibiti. E, proprio come quell’iniziale immagine (fallica?) dell’Empire State Building è ambigua (disegno o realtà?), anche la ragazza si rivela molto più scaltra non solo di quanto possa apparire a prima vista, ma anche dei rispettivi pretendenti maschili (Don è in prima linea, ma anche David un tentativo con la giovane lo prova), più anziani ma solo apparentemente più esperti e pratici di certe situazioni. 

Coi suoi spasimanti Patty si dimostra abilissima a mercanteggiare: ottiene un rossetto, una monetina, 600 dollari, e poi proposte di matrimonio; il tutto sempre senza mostrare alcuno scrupolo morale, ma lasciando convinti i due uomini del suo candore innocente. E’ una modella, e quindi con il suo essere legata alla moda, qualcosa di tipicamente borghese, rappresenta forse la classe media; mentre David ha l’aspetto di un nobile un po’ decaduto e Don è un architetto di grido, e quindi appartiene all’elite socioculturale, in sostanza una sorta di nuova aristocrazia.

A prima vista, per il loro stile di vita e anche in considerazione della classe sociale, questi individui potrebbero sembrano moralmente discutibili. Ma Preminger ci mette in guardia: niente è vorace e senza scrupoli come la middle-class; e questo, in definitiva, può essere il vero senso, un significato curiosamente politico, di una commedia romantica come The Moon is blue.
Ma in cui niente è come sembra, lo abbiamo già detto. 



Maggie Mcnamara





Dawn Addams









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