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mercoledì 28 febbraio 2018

LUI E LEI

108_LUI E LEI (Pat and Mike). Stati Uniti 1952;  Regia di George Cukor.

George Cukor torna a dirigere la coppia d’assi Spencer Tracy e Katharine Hepburn per la terza volta; una coppia che sullo schermo sfrutta, oltre al notevole talento, anche quell’armonia che deriva dall’essere uniti nella vita privata a livello sentimentale. E, visto i protagonisti, il tema di quest’opera non poteva essere che un nuovo capitolo di quella guerra dei sessi che, nelle mani di Cukor, non può che pendere leggermente dalla parte femminile, visto che il cineasta è noto come il regista delle donne per la sua capacità di valorizzare al meglio le attrici che dirige. In Lui e lei il regista di origine ungherese però ribadisce, e fa ribadire dai suoi personaggi, che il confronto, anzi il rapporto, tra uomo e donna deve essere equilibrato, 50 e 50 per usare il gergo di Mike (nel film interpretato da Tracy). L'uomo di mestiere fa una sorta di agente sportivo, in realtà piuttosto losco, e si trasformerà in allenatore della sportivissima Pat (la Hepburn). Nella trama del film Mike, che ha già ‘sotto contratto’ un pugile e una cavalla, prende in carico anche Pat, che ha visto giocare a golf e di cui ha intuito le enormi potenzialità. Potenzialità inibite fino a quel momento dal fidanzato della ragazza, (William Ching) che non la considera in grado di eccellere e con la sua implicita sfiducia scoraggia la giovane e la demotiva, spesso nei momenti sportivamente meno opportuni. Ovviamente la storia si svilupperà con l’innamoramento di Pat e Mike, come è fin troppo prevedibile, ma, altrettanto ovviamente, Cukor controllerà che tutto scorra con garbo, ironia ed equilibrio. L’aspetto interessante è che, per arrivare a quel famoso 50 percento a testa di importanza nella coppia, Cukor operi prima un completo gioco di ribaltamento dei ruoli originali.

Così, se all’inizio Mike è un allibratore poco pulito e veste camicia nera con cravatta più chiara, il suo contraltare sarà il fidanzato professore di lettere sempre abbigliato in un classico camicia bianca con cravatta nera. Quando Pat avrà redento all’onestà Mike, e lo avrà scelto anche per sostituire il fidanzato, gli abbinamenti del vestiario evidenzieranno questo ribaltamento. Il gioco di questi rovesciamenti si fonda inoltre su una certa indeterminatezza dei ruoli: se prendiamo il rapporto tra Pat e Mike, possiamo vedere che i diminutivi usati nel titolo originale non ne chiariscono la differenza sessuale, in quanto Pat è diminutivo anche di Patrick; inoltre (a differenza di quanto avvenga in Lui e lei della versione italiana) Pat viene citato prima di Mike, come a sottolinearne una precedenza. Del resto, se il motto che abitualmente si usa dire dietro ad ogni grande uomo c’è una grande donna, per sottolineare la vocazione all’azione tipicamente maschile da contrapporre al ruolo di supporto al partner in genere riferito all’elemento femminile, qui accade esattamente il contrario. Che dire poi della Hepburn, che da sola stende due gangster, uno dei quali è nientemeno che un giovanissimo Charles Bronson, che viene messo sotto dalla ragazza senza apparente sforzo? Se, in ogni caso, il vantaggio ricavato dal rapporto tra Pat e Mike è reciproco (lei guadagna in fiducia  in se stessa e lui si riscopre esser divenuto onesto) prima del definitivo pareggio, c’è l’ultimo ribaltamento. Mike è uso fare tre domande al suo pugile David (Aldo Ray); tre domande alle quali l’atleta risponde sempre allo stesso modo, rimarcando la sua totale sudditanza all’agente.

La battuta finale, è una sorta di minaccia: se un giorno David non dovesse più riconoscere Mike come suo padrone assoluto, finirebbe in mezzo ad una strada, e li ci resterebbe. Questo per ricordare al pugile come gli sia conveniente rimanere sottomesso al suo procuratore. Un simile trattamento Mike non si azzarda mai a farlo con Pat, perché la donna è troppo fiera e intelligente (a differenza del pugile); a sorpresa, poco prima del finale, è Pat che sottopone Mike a questa prova di sottomissione. L’uomo accetta di buon grado, pur di rinfrancare la ragazza e di supportarla nella vittoria del torneo, ma il finale della piccola recita viene però modificato: se i due si dovessero lasciare, finirebbero entrambi in mezzo alla strada, per rimanerci. La morale è quindi di facile comprensione: in amore, il valore ottenuto dall’unione tra due elementi è superiore a quello della loro somma algebrica. Insomma, un pareggio con profitto.





Katharine Hepburn






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