1767_IL COMMISSARIO DE VINCENZI , Italia 1974. Regia di Mario Ferrero
È in
genere accettato che la letteratura italiana gialla non abbia radici
paragonabili a quelle anglosassoni e, oltretutto, si deve considerare, per
comprenderne il ritardo, i divieti imposti dal regime fascista che nel 1941 la
mise sostanzialmente al bando. Eppure, proprio durante il Ventennio, ci fu uno
dei pionieri del giallo italiano, ovvero quel Augusto De Angelis, prolifico
scrittore che, in seguito, sprofondò nel dimenticatoio almeno finché Oreste Del
Buono nel 1963 ne curò una ristampa. Undici anni dopo, la televisione di stato
completò la riscoperta, mettendo in cantiere una miniserie televisiva affidando
la regia a Mario Ferrero, e le sceneggiature ad un pool di autori specializzati
in detective stories, Manlio Scarpelli, Bruno Di Geronimo, Paolo Barberio e
Nino Palumbo. I romanzi selezionati avevano protagonista il commissario De
Vincenzi, portato sullo schermo da Paolo Stoppa, attore dall’atteggiamento dolente
ma ostinato che, con la sua naturale umanità, fu il punto di forza degli
sceneggiati. La peculiarità del creatore del commissario De Vincenzi, lo
scrittore Augusto De Angelis, fu quella di scrivere gialli in un’epoca, il
Ventennio fascista, che questo genere proprio non lo digeriva e arrivò
addirittura a metterlo al bando, nel 1941. Va da sé che un simile atto di
coraggio, sfidare un regime tanto prepotente, è già motivo di merito
sufficiente a porgere De Angelis in una posizione di prestigio. La Rai, nella
scelta dei titoli per la sua riduzione televisiva, diede la precedenza a Il
candelabro a sette fiamme, una storia che parlava della Questione
Palestinese più che altro in relazione alla condizione degli ebrei che, al
tempo, erano perseguitati. Il romanzo fu pubblicato nel 1936 mentre le
famigerate Leggi Razziali fasciste, discriminatorie nei confronti degli ebrei,
furono emanate nel 1938. Sembra evidente che queste ignobili leggi non
spuntarono fuori dal nulla e quindi la situazione per gli ebrei fosse già fosca
a partire dagli anni 30, ma va anche ricordato che la politica di Mussolini non
è rimasta nella storia per la coerenza nel tempo. Quello che si può dire con
certezza, perché si tratta di fatti storici, è che De Angelis nel 1943 finirà
accusato di antifascismo per i suoi articoli sulla Gazzetta del Popolo e il
regime impose il sequestro dei suoi romanzi.

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