1712_EROI PER CASO , Italia 2011. Regia di Alberto Sironi
E’ certamente un pregiudizio, ma accostare Flavio Insinna e Ambra
Angiolini (più degli altri del cast) ad un tema delicato e sentito come
la Grande Guerra, così, ad orecchio, sembra un azzardo oltre al lecito.
Ma Alberto Sironi aveva dato già prova di avere uno speciale intuito, per
questo genere di cose, quando aveva scelto Luca Zingaretti come protagonista
della fortunata serie Tv Il commissario Montalbano. Pare, addirittura,
che Andrea Camilleri, l’autore e creatore del personaggio in questione, non
fosse affatto convinto della scelta tanto che sbottò: “Io lo avevo
immaginato diverso, ho scritto un'altra cosa!". Come noto, proprio la
figura del commissario ben impersonata da Zingaretti è uno dei punti di forza
della produzione. E quando vediamo Eroi per caso, film televisivo in due
puntate dedicato alla Prima Guerra Mondiale italiana, abbiamo
un’ulteriore conferma in tal senso. Perché Insinna, nel ruolo di Cesare
Magnozzi, fotografo romano arruolato nel regio esercito, se la cava in modo agevole
e anche la Angiolini, a cui la storia regala la parte tragicamente eroica, fa
altrettanto. Interessante, e probabilmente funzionale alla riuscita
dell’interpretazione dell’Ambra nazionale, la scelta di affibbiarle un
personaggio muto, forse ricordando come in Dobermann (1997, di Jan
Kounen), Monica Bellucci aveva sciorinato un’interpretazione a suo modo
memorabile con un ruolo nella simile condizione. Pare, infatti, che la corretta
dizione della lingua italiana non sia tra le prerogative degli interpreti del
belpaese; si pensa forse di sfruttare la genuinità della parlata fortemente
accentata quando non dialettale ma si tratta di un elemento limitante nel
momento in cui la Storia del cinema in Italia è stata forgiata dalla
straordinaria abilità dei doppiatori della nostra tradizione. Vedere i nostri
attori parlare come il vicino di casa, quando gli interpreti stranieri li abbiamo
sempre sentiti scandire un italiano perfetto spesso si rivela un clamoroso
autogol. Tuttavia in un contesto come quello della Grande Guerra
l’inflessione dialettale è accettabile, ma probabilmente esagerare con le disparate
provenienze avrebbe minato la credibilità del racconto. Nel quale abbiamo il
Magnozzi che parla romano, Lulù la Belle (Serena Rossi) napoletano, mentre don
Silvano (Neri Marcorè) e Piero Vanin (Michele Alhaique) se la cavano con un
italiano senza particolari inflessioni e, nel complesso una volta contemplate
le classiche comparse che fanno le battute nei dialetti del posto, l’equilibrio
generale funziona. La questione linguistica non è secondaria, anzi, è uno dei
presupposti alla funzionalità del racconto filmico: spesso la credibilità dei
prodotti italiani è infatti minata proprio da dialoghi improbabili. Eroi per
caso, pur non essendo certo un capolavoro e nemmeno un film degno di
particolare segnalazione, funziona grazie al dosaggio di questi elementi.
Insinna scorrazza per il film ma ha, tutto sommato, un certo garbo, una certa
discrezione (si veda nelle avances al personaggio della Rossi); Marcorè tiene
la barra dritta con professionalità e Alhaique è di supporto. Sul versante
femminile la Angiolini lavora sottotraccia (non avendo i dialoghi che ne
ostentino l’evidenza) ma proprio per questo risulta particolarmente convincente
quando si guadagna i suoi spazi; bene anche la Rossi che gioca un po’ col suo ruolo
in modo funzionale. La vicenda è solo un pretesto per vedere questi
protagonisti inseriti in un contesto storico infarcito di personaggi
giustamente (visto il tenore dell’opera) stereotipati. Il ritmo narrativo c’è e
questo è certamente un altro elemento a favore di Sironi che, quindi, se la
cava in modo egregio in un’operazione che, come detto forse per pregiudizio,
sembrava davvero rischiosa. Ma onore al merito.
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