420_LA PAURA BUSSA ALLA PORTA (Storm Fear); Stati Uniti, 1955. Regia di Cornel Wilde.
Prima opera dietro alla macchina da presa per il bravo
attore Cornel Wilde, La paura bussa alla
porta è un noir che regge benissimo la tensione e ha più di un passaggio
notevole. Nel cast lo stesso Wilde interpreta Charlie Blake, un bandito ferito
ed in fuga dopo una rapina; con lui ci sono lo stolto Hank (Dennis Weaver) e la
poco più che appariscente Edna (Lee Grant), suoi complici nell’atto criminale.
Il terzetto si rifugia sui monti, presso il fratello di Charlie, Fred (Dan
Dureya), che vive con la bella moglie Elizabeth (Jean Wallace) ed il
figlioletto David; chiude il cast l'aiutante che lavora presso i Blake, Benjie
(Steven Hill) che, sebbene marginale alla trama rispetto agli altri, sarà
protagonista della scena migliore del lungometraggio. L’irruzione dei tre
criminali in fuga col malloppo semina scompiglio nella famiglia che vive
appartata sui monti e, al momento, addirittura isolata visto la tormenta che
infuria. Il turbamento maggiore non sarà però legato all’arrivo dei banditi,
quanto alla specifica presenza di uno di loro, ovvero Charlie, padre naturale
del piccolo David e compagno di Elizabeth, prima che questa ne sposasse il
fratello Fred. Che la situazione famigliare fosse critica, peraltro, si era già intuito
prima dell’arrivo dei banditi, quando Benjie, al momento di recarsi per qualche
giorno in paese, aveva fatto esplicite allusioni alla desiderabile moglie del
suo datore di lavoro. Che tra Elizabeth e il problematico Fred, scrittore
malato e fallito, non funzionasse, si era quindi capito sin da subito.
L’arrivo
dei criminali nella casa isolata nella neve, le tensioni già presenti in seno
alla famiglia, i retroscena tra Charlie e Elizabeth, fanno salire la tensione
in modo palpabile; l’imprevisto ritorno sulla scena di Benjie, ubriaco, darà un
ulteriore impulso emotivo all’intrigo che, a quel punto, prenderà la via verso
il tentativo di fuga finale attraverso le montagne innevate. I criminali
faranno una brutta fine, scannandosi tra di loro: Hank getta Edna giù da un
dirupo, poi si scontra con Charlie e addirittura col piccolo David, ingaggiato
come guida. Charlie non si rivela molto migliore di Hank, lasciando Edna ferita
in mezzo alla neve e, di fatto, costringendo il piccolo David a macchiarsi di
omicidio.
E’ infatti il ragazzo che risolve drammaticamente la contesa con il
folle Hank, mentre il buon Benjie ritorna appena in tempo sulla scena per
guadagnarsi il lieto fine con Elizabeth e David. Pur se la componente
sentimentale è rilevante, il clima torbido della vicenda non è mai morboso in
modo eccessivo, ed è supportato da una trama ben congegnata e scrupolosa. La
presenza di un ragazzo, non consueta nel noir, modifica un po’ le classiche
dinamiche del genere: la femme fatale,
a cui presta la figura la bellissima Jean Wallace, pur rimanendo il centro
dell’intrigo, lo è in modo sofferto, preoccupata più che altro per la sorte del
figlio. Il protagonista maschile, Charlie, subisce anch’esso l’influenza della
presenza di David, ma non riesce comunque ad evitare di rovinarngli la vita: è un personaggio certamente controverso,
affascinante per la sua forza e per il suo carisma ma, al bilancio finale,
innegabilmente negativo. La figura del ragazzino non intralcia quindi la storia, che può
essere intesa addirittura come una sorta di racconto di formazione: alla fine,
tra il padre finto (scrittore fallito) e quello naturale (criminale) a David, per genitore, tocca
il terzo incomodo, l’onesto
lavoratore. E' una scelta accettata di buon grado dal ragazzo; con soddisfazione anche per lo spettatore.
Lee Grant
Jean Wallace
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