Translate

domenica 3 marzo 2024

THE SOLARNAUTS

1447_THE SOLAURNAUTS. Regno Unito, 1967; Regia di John Llewellyn Moxey.

Partorita dalla fertile penna di Roberta Leigh – la polivalente autrice inglese che aveva creato, tra gli altri la serie Space Patrol per restare giusto in tema di fantascienza – The Solarnauts venne concepito come cortometraggio pilota per una eventuale nuova produzione ad episodi. Il bizzarro film, per quanto anche divertente, non fu però ritenuto abbastanza valido da indurre la Wonderama Production a mettere in cantiere una serie televisiva e l’esperimento rimase quindi fine a sé stesso. Effettivamente va detto che l’intera architettura – dal piano narrativo a quello scenografico – fa acqua da tutte le parti ma va riconosciuta una certa autoironia che poteva, con qualche rinforzo, essere un buono spunto di partenza. Per avere un’idea di cosa sia The Solarnatus si può ipotizzare una sorta di via di mezzo tra Star Trek e quei film di fantascienza un po’ naif, roba del calibro di Plan 9 from the Outer Space (1959) di Ed Wood, per intenderci. In ogni caso gli autori coinvolti non erano, almeno sulla carta, affatto male. La Leigh aveva una fantasia fertile anche se in questo caso si affida ad una serie di cliché fantascientifici abbastanza risaputi e non proprio originali. A dirigere il cortometraggio è chiamato John Llewellyn Moxey, un regista molto professionale e con una buona esperienza in ambito televisivo. Il cineasta inglese era stato uno degli autori di punta della serie The Edgar Wallace Misteries ma in questo caso riesce a ben gestire il tono ironico-avventuroso della storia lasciandosi alle spalle le sue tipiche atmosfere inquietanti. Tra gli interpreti, più che i due protagonisti David Garfield (è Power) e Derek Fowlds (è Tempo) a lasciare il segno è Martine Beswick (è Kandia). Martine era stata una Bond-Girl – e in ben due film, A 007 – Dalla Russia con amore (1962) e Agente 007 – Thunderball (1965) – e nell’attillata tutina spaziale che sfoggia in The Solarnauts si capisce bene il perché.   






Martine Beswick




Galleria 


Nessun commento:

Posta un commento