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giovedì 21 marzo 2024

LA GRANDE PARATA

1455_LA GRANDE PARATA (The Big Parade). Stati Uniti1925; Regia di King Vidor.

Gli Stati Uniti d’America scesero in guerra nel primo conflitto mondiale solo nel 1917, quasi tre anni dopo l’inizio delle ostilità; ma ci volle dell’altro considerevole tempo prima che le truppe a stelle e strisce arrivassero in prima linea. In questo senso, La Grande Parata, il film americano del 1925 di King Vidor, rende abbastanza l’idea. La durata complessiva è di 140 minuti ma per più di un’ora di scene di battaglia non se vede nemmeno l’ombra. Dopo l’incipit negli Stati Uniti, il giovane Jim (John Gilbert) viene arruolato e mandato di stanza in Francia, insieme ai suoi inseparabili amici, Bull (Tom O’Brien) e Slim (Karl Dane). I tre danno vita ad una serie di gag che sembrano adeguate alle comiche del tempo, forse non a livello di quelle di Stanlio e Ollio ma, insomma… A stemperare un po’ il clima da film comico ci pensa Melisande (una splendida Renée Adorée) ma non certo nel senso di trasformare La Grande Parata in un film con qualche attinenza bellica, quanto per innestare una solida traccia romantica che poi, prevedibilmente, sarà quella che determinò la fortuna clamorosa dell’opera al box-office. La Adorée era una bella ragazza ma soprattutto aveva due fanali chiarissimi e splendidi al posto degli occhi e, anche se la qualità di una pellicola del 1925 non può certo essere considerata di grande resa, rimangono l’effetto scenico più efficace dell’intero lungometraggio. Vidor poi, sa come si racconta una storia d’amore e quindi riesce, con le opportune sferzate narrative, a preparare adeguatamente un finale di grande impatto emotivo. Nel frattempo, ovvero dal momento in cui Jim lascia Melisande a quando la ritrova per il lieto fine, arrivano anche gli eventi bellici. Il corpo militare di Jim è chiamato in fretta e furia al fronte e, dopo più di un’ora di film, il regista si premura di avvisarci, tramite la sovraimpressione La Grande Parata, che gli americani scendono in campo in pompa magna. Oddio, la primissima avanzata non promette granché, con gli statunitensi che avanzano incautamente allineati nella boscaglia, presto alla mercé delle proverbiali mitragliatrici tedesche. Poi il conflitto si fa più serio e Vidor dà sfoggio della sua classe registica con una serie di scene di grande impatto. Per la verità i nostri tre baldi giovanotti sembrano ancora non rendersi bene conto in quale inferno siano capitati, tanto che Slim, il più guascone del gruppo, viene fatto secco mentre, dopo un’azione, sembra quasi perdere tempo a scherzare con due elmetti tedeschi. 

Alla morte dell’amico Jim va in crisi di nervi e parte all’attacco allo scoperto, da solo, subito seguito da Bull che è meno fortunato del commilitone. Rimasto solo e disperato, Jim si avventa su un nemico in una buca da scoppio ma, pur vincendolo nel corpo a corpo, non se la sente di ucciderlo a sangue freddo. Gli offre anzi una sigaretta; il tedesco è solo un ragazzo, come lui, del resto; turbato da questa vista, prova a girargli la testa dall’altra parte ma il ragazzo è ormai morto. Nonostante il tempo del racconto dedicato agli scontri bellici sia relativamente breve rispetto alla lunghezza del film, Vidor sa il fatto suo e quando assistiamo al ritorno a casa di Jim, possiamo capire bene il suo stato d’animo. Che poi, oltre al trauma da battaglia e le pesantissime ferite il nostro, ripensando a Melisande non è certamente contento di tornare da una fidanzata che non ama più. Il regista, che è uno dei padri del cinema americano, si premura di sistemare le cose con anticipo, mostrando la madre che scopre la suddetta fidanzata amoreggiare col fratello di Jim. Il prevedibile lieto fine non andrà in quella direzione. Intanto il padre ha portato il reduce a casa: stiamo ancora pensando a come si evolverà la cosa, tra Jim, fratello e fidanzata, quando l’ex soldato entra dalla porta senza una gamba. L’emozionante carrello che stringe sul volto della madre, tagliando fuori dall’inquadratura, nel suo avanzare, fratello e fidanzata, è forse il momento migliore del film. Finale con Jim  che ritorna in Francia e, naturalmente, trova Melisandre: happy endindg per una volta pienamente meritato.







Ranée Adorée





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