1031_CADO DALLE NUBI . Italia, 2009; Regia di Gennaro Nunziante.
Il cinema comico italiano ha lamentato per anni una serie di carenze strutturali che ne hanno inficiato la reale funzionalità. Intendiamoci, al pubblico dello Stivale questo è sempre importato poco, visto che i cinepanettoni, per fare un chiaro esempio di cinema leggero indiscutibilmente modesto, ogni Natale svolgono egregiamente lo scopo richiesto dagli spettatori italiani. Tuttavia è innegabile che la maggior parte dei film comici italiani degli ultimi decenni sia abbastanza sconfortante anche se qualcosa di interessante si è cominciato ad intravvedere. Dal fiorente settore degli artisti del cabaret televisivo in molti hanno provato a dire la loro al cinema ma ben pochi hanno avuto il successo di Checco Zalone, che esordisce al cinema nel 2009 con Cado dalle nubi per la regia di Gennaro Nunziante. Spesso, i comici televisivi già affermati che si cimentano sul grande schermo, lo fanno con eccessiva nonchalance, semplicemente limitandosi a filmare i loro sketch e i loro personaggi. In genere questo tipo di approccio fa naufragare l’operazione perché i tempi del cinema sono diversi e, per fare l’esempio più ovvio, in sala non ci sono gli stacchi o le pause come alla tv o anche a teatro. Nunziante e Zalone, per il loro esordio cinematografico, non si discostano poi moltissimo da questo modo di fare cinema, tanto che il personaggio principale è addirittura lo stesso Checco Zalone, in forma chiaramente romanzata. Il personaggio, peraltro molto autobiografico, quello è: il Checco Zalone comico è il Checco Zalone protagonista di Cado dalle nubi. Non è che sia un problema, eh, sia chiaro.
Dal Charlot di Charlie Chaplin a Totò, passando per Stanlio e Ollio, la maggior parte dei comici ha interpretato al cinema sostanzialmente sempre lo stesso personaggio, a volte in modo esplicito altre meno ma siam lì. Cado dalle nubi è la storia di un aspirante musicista, Zalone naturalmente, che, in modo fortuito, alla fine riesce ad ottenere l’agognato successo. Non che la cosa sia poi fondamentale anche se un suo perché, autoironico oltre che autobiografico, sembra averlo e se non altro aiuta a tenere il ritmo narrativo. Lo scopo del canovaccio è anche un altro: offrire un pretesto per consentire a Zalone di attraversare una serie di situazioni nelle quali la sua comicità possa scatenarsi. L’artista pugliese basa la sua verve comica su un personaggio caratterizzato da una forte ignoranza unita ad una altrettanto consistente dose di autostima, con un mix tanto inconsapevole al punto da farne una figura ingenua.
Oltre a questa personalità, che dà luogo ad una serie continua di equivoci, Zalone utilizza spesso anche giochi di parole che si basano comunque sulla sua scarsa conoscenza della lingua italiana. La riuscita di Cado dalle nubi è legata al fatto che un personaggio tanto politicamente scorretto, verrebbe da dire ingenuamente politicamente scorretto – si vedano i dialoghi con l’amico di colore Nicholas (Sereno Bukasa) – mette in realtà in luce l’ipocrisia della società attuale. Che peraltro non è dipinta dal film con cinismo, anzi; curiosamente, e saggiamente, Cado dalle nubi pur affrontando a suo modo la solita questione meridionale – ossessione del cinema nostrano perché, evidentemente, punto dal quale non ci si riesce a schiodare – lo fa inondando di luce positiva tanto Polignano a Mare, paesino pugliese dal quale prende il via la vicenda, che Milano, vista come una metropoli di un altro mondo. Il racconto affronta una serie di luoghi comuni, l’immigrato meridionale, la coppia gay che vive all’oscuro delle famiglie, la famiglia tipica meridionale e la famiglia tipica settentrionale, la congrega di leghisti, la festa nella Milano bene e volendo, persino la comunità d’orientamento religioso per il recupero dei ragazzi difficili. Zalone è un tamarro che di luoghi comuni si nutre e nutre la sua comicità eppure riesce a passare in mezzo a tutto questo senza scadere mai nel volgare o nel banale. Non è che porti una prospettiva nuova, sia chiaro, posto che ci sia; però la sua schiettezza, ad esempio nel rapporto con il cugino omossessuale Alfredo (Dario Abbrescia) e il partner Manolo (Fabio Troiano) o anche con la famiglia borghese di Marika (Giulia Michelini), è una ventata d’aria fresca. E tanto basta.
Giulia Michelini
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